Il sifone a U
di Marco Travaglio
Un caso comico e uno tragico ci dicono che servirebbero corsi scolastici e post-scolastici per insegnare a maneggiare i social. Quello comico è il ministro Crosetto che a Capodanno posta su Instagram il punteggio di una partita vinta a burraco, poi insulta chi lo critica e invoca la privacy, come se non l’avesse messa in piazza lui. Quello tragico è il probabile suicidio della ristoratrice lodigiana, esaltata dalla ministra leghista Locatelli e da molti media per avere zittito un presunto cliente della sua pizzeria che su Tripadvisor lamentava la presenza di gay e disabili, poi sbugiardata perché il commento discriminatorio era un falso grossolano da “marketing del bene”. Stare sui social è diventato un mestiere usurante e pericoloso, talvolta mortale. Chi li usa senza precauzioni non è attrezzato a sopportarne le conseguenze e non capisce che il web è come un sifone a U: se ci fai i tuoi bisogni, questi ti ritornano in faccia. E non di rado accade lo stesso anche con gli escrementi altrui.
I personaggi pubblici sono sempre sotto i riflettori e, volenti o nolenti, ci fanno il callo. Ma le persone comuni spesso non reggono all’esposizione, soprattutto quando passano in mezzo minuto dagli altari alla polvere, da famosi a famigerati. Nessuno conosce i motivi del gesto della ristoratrice, anche se politici e commentatori si sono affrettati incredibilmente ad attribuirlo a Selvaggia Lucarelli e al suo compagno chef Lorenzo Biagiarelli. Cioè a chi ha avuto il merito di fare ciò che ormai pochissimi fanno: la verifica dei fatti. Così smascherare il falso post sui gay e i disabili che montava come panna nel mondo politico-giornalistico è diventato “campagna d’odio” e “gogna mediatica”, anche se i toni del fact checking erano civilissimi e i commenti social piuttosto contenuti. La cosa doveva restare confinata lì. Invece la donna è stata intervistata dal Tg3 e persino convocata in Questura per scovare l’eventuale istigatore all’odio anti-gay e disabili, ove mai esistesse. Ma il fatto più ignobile è lo sciacallaggio della Lega, la cui ministra Locatelli si era bevuta tutto senza uno straccio di verifica. E ora specula sulla tragedia straparlando della “sinistra e dei suoi giornalisti” (questi pensano che siano tutti come quelli di casa loro) ed equiparando la pizzaiola al vicepremier e ministro Salvini imputato per Open Arms. Un presunto leader che da anni, con la sua “Bestia” e i suoi stalking citofonici, mette alla gogna social privati cittadini (anche ragazze e ragazzi, persino disabili) utili alla sua propaganda o colpevoli di criticare le sue politiche. Persone che manifestano senza far nulla per mettersi in mostra, esercitando soltanto un diritto costituzionale. Che poi, per lui e quelli come lui, è il vero peccato mortale.
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