mercoledì 6 dicembre 2023

Robecchi

 

Annunci. Nell’anno 1 dell’era Meloni l’ora degli accordi storici è scoccata
di Alessandro Robecchi
Tutto avrei pensato nella mia vita tranne che di essere testimone – nel mio tempo – di così tanti accordi “storici” che cambieranno le sorti dell’umanità, del pianeta e del Paese (pardon Nazzione). Capisco che al mascellone volitivo e al fiero nazionalismo in favore di telecamera vadano affiancate parole importanti, e che la retorica – e anche la fuffa – abbia bisogno di un vocabolario roboante. Però, metterei un po’ in guardia dall’uso di termini troppo impegnativi, come, appunto, l’aggettivo “storico”.
Era ancora estate (luglio 2023) quando Giorgia Meloni sbandierava come una sua vittoria personale – lei sì che ci sa fare – lo “storico accordo” con la Tunisia, che per essere “storico” era un po’ la solita solfa: soldi in cambio di migranti, voi li fermate lì, non li fate partire, e noi – intesi come Europa – vi sganciamo qualche milione. Strette di mano, foto solenni e titoloni sullo “storico accordo”, Giorgia sembrava Churchill, con rispetto parlando. Non sono passati nemmeno tre mesi e il trucco da magliari è venuto a galla con un certo clamore: la Tunisia ci rendeva i soldi che erano stati promessi da anni per altre faccende e mai sborsati, e lo “storico accordo” naufragava nel Mediterraneo come tanti povericristi.
Robetta più recente: un fumoso protocollo tra Italia e Germania per un punto d’intesa sul patto di stabilità, niente di che, col corollario del solito summit tra industriali e banchieri, ma basta e avanza perché il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Foti, lanci in pompa magna l’annuncio epocale: “Accordo storico Italia-Germania”, roba da scendere in piazza con le bandiere. Passano pochi giorni ed ecco un altro salto sulla sedia, corredato da titoli e commenti entusiasti: “Accordo storico tra governo e Regione Lazio”, annunciato da certi siti e giornali come un trattato di pace, ma sempre di soldi si parla: un miliardo e due per la Regione dell’amico Francesco Rocca, accordo di cui rallegrarsi, perché no?, anche se definire “storico” l’aumento della sicurezza infrastrutturale sulla linea Roma-Civita Castellana pare un po’ esagerato. Non importa: il “miglioramento dei flussi sulle complanari del Gra di Roma” non sarà l’Impero, o la presa di Addis Abeba, ma è già qualcosa.
Il tutto, ovvio, a corollario del grande “accordo storico” con l’Albania, sempre per posteggiare migranti e richiedenti asilo che non vogliamo trovarci tra i piedi. Qui c’è poco da spiegare, perché i giornali ne hanno parlato come se fosse il trattato di Versailles, “storico”, appunto. Ora emerge, da documenti interni del governo rivelati dalla stampa, che l’accordo “storico” con l’Albania costerebbe un botto: 95,2 milioni di euro il primo anno e poi altri 49 milioni all’anno per quattro anni, il tutto per trattenere dietro il filo spinato al massimo 720 migranti (non 3.000), e questo al netto di altri sostanziosi costi, ricorsi, trasporti, lavori, eccetera eccetera. Si calcola insomma una spesa di 300 milioni per poco più di settecento persone all’anno, per cinque anni. Non è niente male come “accordo storico”, anche se naturalmente sembrerebbe, a naso, più “storico” spendere quei soldi per integrarli, insegnargli la lingua e un mestiere, magari uno di quei mestieri per cui i nostri imprenditori frignano tanto deprecando l’assenza di addetti e giovani che “non hanno voglia di lavorare”. Ma chi siamo noi per giudicare la Storia della Nazzione? Limitiamoci a essere testimoni del nostro tempo concedendoci al massimo una risata. Storica, ovvio.

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