Cronisti d’acquario
di Marco Travaglio
I giornalisti che credono di esserlo perché sono iscritti all’albo non vedevano l’ora di essere silenziati da una legge bavaglio dopo tutti i silenziatori che si son messi da soli: ora possono raccontare e raccontarsi che se non scrivono niente è colpa della legge. Metti che gli capiti un’ordinanza di custodia con intercettazioni, filmati, foto o testimonianze su un potente amico loro o del padrone: prima dovevano darsi malati o inventarsi il quarto o quinto funerale della nonna; ora basterà dire che c’è l’emendamento Costa. Tanto chi se lo ricorda più perché fanno i giornalisti e non i pesci da acquario? I giornali di destra e di sinistra li conosciamo: tuonano contro i bavagli dei governi nemici e adorano quelli dei governi amici. Ma ora abbiamo le new entry degli “indipendenti”.
Goffredo Buccini del Corriere 29 anni fa fece il suo ultimo scoop sull’invito a comparire a B. e non ha mai smesso di pentirsene. Intanto è passato, con esiti più infausti, dalla giudiziaria alla geopolitica (“Putin ha già perso la guerra… sta sprofondando in un baratro certificato dal G20 di Bali. Anche il bersaglio minimo del Donbass… s’è mutato in una ritirata”, 19.11.2022). Ma si congratula con il “bravo Costa”, strepita contro “decenni di collateralismo giudiziario” (il suo) e vuole “separare le carriere di pm e giornalista” perché “l’ordinanza di custodia cautelare è storicamente usata sui media per abbattere il nemico poco importa se colpevole o innocente”. Chissà che gente frequenta, se pensa che in ciascuna delle decine di migliaia di ordinanze di custodia spiccate ogni anno ci sia almeno un amico o un nemico del cronista. E deve aver dimenticato che le ordinanze di custodia non le emette un pm, ma un giudice terzo: il gip. Perciò non sono segrete: solo nelle dittature si può arrestare qualcuno senza che si sappia il perché. Ma qui c’è una gran nostalgia dei desaparecidos. L’ordinanza rimane non segreta, ma non è più pubblicabile, né integrale né con stralci virgolettati né tantomeno con le foto o i filmati allegati. Si saprà che Tizio è stato arrestato per un grave reato per gravi indizi di colpevolezza (“gogna mediatica” assicurata): ma non si potrà più citarli fra virgolette o con immagini (che è come vietare di riportare le frasi di un documento, di una conferenza stampa, di un’intervista). Il giornalista si prostituisce per procurarsi il testo, poi deve riassumerlo con parole sue. Se non lo trova, riporta il comunicato della Procura e della polizia giudiziaria (bel “garantismo”). E, se gli arriva una rettifica, non può smentirla carte alla mano. Così i fatti diventano opinioni, verità e bugie si confondono e i cittadini non sanno più chi ha fatto cosa. Che questo sia l’obiettivo di certi politici, è comprensibile. Che lo sia anche di certi giornalisti, è disgustoso.
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