martedì 5 dicembre 2023

L'Amaca

 

Non luogo a procedere
DI MICHELE SERRA
Si immagina che l’inchiesta disciplinare a carico del generale Vannacci intenda imputargli, diciamo così, mancanza di contegno per un servitore dello Stato, per giunta in divisa. Troppa gazzarra, insomma. Temo però che, al netto delle buone intenzioni, sia controproducente.
Qualcuno (Vannacci per primo) la interpreterà come un caso di censura, utilissimo per confermare la fola che esista una dittatura del “politicamente corretto”, e gli spiriti liberi e anticonformisti ne siano colpiti come i martiri cristiani sotto Diocleziano.
Sentirsi discriminati e perseguitati è la loro fissazione, anche se governano, anche se pubblicano libri che sono un florilegio di luoghi comuni sull’universo mondo (per questo hanno successo) e che Arbasino avrebbe forse tradotto in “signora mia, se avessimo continuato a chiamare froci gli omosessuali, non saremmo a questo punto!”.
Se ne parlava ormai poco, di Vannacci, passata la tempesta. E anche la tempesta, se posso dire, fu eccessiva: che “scandalo” è sapere che un generale dei parà ha del mondo un’idea molto gerarchica e molto maschilista, in virtù di quella che, per semplificare, potremmo chiamare cultura da caserma? Ora si rischia di riparlarne con nuovi accenti polemici e vittimistici, concedendo ai suoi fan un tempo supplementare, a partita chiusa, nel quale sostenere a petto in fuori le ragioni di un finto perseguitato nel nome di idee fintamente discriminate, eppure ogni giorno pullulanti in titoli e articoli e trasmissioni dei media di destra (che sono in larga maggioranza). Non si potrebbe fare finta di niente, partorire un “non luogo a procedere” pur di non concedere a Vannacci un’altra immeritata fettina di martirio?

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