Una scintilla da custodire
DI MICHELE SERRA
No, non cambierà granché, neanche questa volta. Ma qualcosa forse sì. Si è visto nei tigì (in servizi troppo brevi) il raduno degli universitari di Padova — erano migliaia — per salutare Giulia. Quel grido collettivo, quelle lacrime di insurrezione avevano qualcosa di “prima volta”, come di una scintilla politica. Per nessuna questione importante esiste, del resto, altra soluzione e altra strada, se non la trasformazione di un’esperienza collettiva in azione sociale e culturale, dunque in politica. Qualunque cosa voglia dire, questa parola, per i ventenni di oggi.
Solo pochi giorni fa un leghista, in Parlamento, definiva «una porcheria e una nefandezza» la proposta di introdurre nelle scuole, fino dalla materna, l’educazione sessuale e sentimentale.
Oggi, di fronte a delitti come questo, quasi tutti ne parlano come di una necessità. Ma quando la bolla mediatica si affloscerà (così funzionano i media, per rapida successione di bolle) si tornerà all’evidenza di un governo refrattario perfino all’uso del concetto di “genere” e dei suoi derivati: vedi Meloni che si fa incredibilmente chiamare “il presidente”.
Impossibile pretendere da un governo simile qualunque parola o atto che rimetta in discussione quel “così è sempre stato” che è la vera base di ogni pensiero conservatore.
Quelle ragazze e quei ragazzi in lacrime devono saperlo, che la loro forte emozione di questi giorni svanirà come rugiada al sole se non vorranno e sapranno sedimentarla. Studiare, parlare, organizzarsi, non accontentarsi delle schermaglie sui social. Il privato è politico, si disse. Con i distinguo del caso e le mutazioni degli anni, bisogna dirlo ancora.
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