martedì 31 ottobre 2023

L'Amaca

 

Salviamo la motosega
DI MICHELE SERRA
Vi prego di cercare in rete le immagini del candidato “anarco-liberista” argentino, Milei, che sbraita come un ossesso con una motosega in mano. Poi ditemi se vale la pena nutrire anche un solo briciolo di fiducia sul futuro non solo dell’Argentina, ma del genere umano.
Fisicamente, Milei sembra Cetto Laqualunque che ha deciso di partecipare a un concorso di sosia di Elvis Presley. Vestito un po’ da Presley, un po’ da Cetto. Come molti famosi leader populisti (vedi Berlusconi e Trump) deve avere un problema con i capelli, perché ha una pettinatura mai vista prima al mondo. Ma a spaventare è soprattutto la motosega, brandita come fa il Salvini con il rosario, con il motore in fuorigiri e i fumi della miscela sparacchiati in faccia a una povera ragazza: se è una del suo staff, va detto che se lo merita.
Leggendo qualche articolo su Milei (amo l’horror, soprattutto i B-movie come questo) ho appreso che la motosega, per l’estrema destra di molti Paesi latino-americani, è un vero e proprio simbolo politico: dev’essere per via dell’Amazzonia, che se potessero raderebbero al suolo con tutti gli indios dentro. Avendone due, di motoseghe, e tenendole nella massima considerazione, ci sono rimasto male. Si tratta di una macchina onesta e utile, come tutti i componenti della grande famiglia degli attrezzi da lavoro. Se ben tenuta e con i denti della catena bene affilati, è in grado di dare grandi soddisfazioni nella manutenzione del bosco e nell’approvvigionamento di legna.
Mi chiedo se ci sia, in Argentina, un movimento per la salvezza della motosega, che non merita di diventare un accessorio per energumeni.

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