sabato 14 ottobre 2023

L'Amaca

 

La parodia del male
DI MICHELE SERRA
L’aggravante giuridica “per avere agito con particolare cretineria” ovviamente non esiste. C’è quella “per futili motivi” che potrebbe essere in qualche modo apparentabile: spargere sangue per una lite di parcheggio, per esempio, appare smisuratamente grave rispetto al casus belli. Si capisce dunque, e si condivide, la ratio dell’aumento della pena.
La cretineria è un concetto più vago, meno quantificabile: eppure viene spontaneo, di fronte a certi casi di cronaca nera, pensare alla cretineria, se non come unico movente, come concausa dell’accaduto. La “faida dei trapper” a Milano, per dirne una, a leggere la relativa cronaca nera e giudiziaria, gronda cretineria almeno tanto quanto violenza. Si tratta di giovanotti garantiti di pranzo e cena, qualcuno addirittura con nomea di artista, e seguito social quanto ne basta per non sentirsi incompreso. Non dunque disperati di strada, o relitti sociali, ma ragazzi che hanno deciso, più per moda che per necessità, più per imitazione che per convinzione, di giocare un ruolo bellicoso (gang contro gang) e all’occorrenza accoltellarsi e rubarsi il cellulare (che per loro è come il Santo Graal).
A volte li arrestano, li processano e li condannano. E se per giunta la condanna cade — non per colpa loro — in un momento in cui il mondo gronda sangue e odio, la loro guerra di marciapiede appare inevitabilmente una recita inconsistente e meschina. Una parodia involontaria del male che rende ridicoli i suoi protagonisti. Echeggia, inevitabile, il “vai a lavorare!” che spesso è spiccio populismo. Ma a volte, saggezza popolare. Andate a lavorare, ragazzi.
Sarebbe anche una crescita artistica.

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