Tutti a casa
di Marco Travaglio
L’incontro più sorprendente alla festa del Fatto è stato quello col ministro Crosetto. Non perché è venuto: non è tipo che fugge dal confronto. Ma per ciò che ha deciso di dirci, ben oltre ciò che gli avevamo chiesto. Non solo ha difeso il Papa dalle deliranti accuse di putinismo lanciate da Kiev (“non è filorusso, può mediare e aiutare il percorso di pace”), ma ha anche rivelato impegnativi dettagli di diplomazia segreta: “I ministri fanno cose anche senza dirle. La missione di pace di Zuppi chi pensate che l’abbia aiutato a realizzarla, dando supporto per viaggio e sicurezza e premendo su Zelensky perché lo incontrasse? Il guerrafondaio ministro italiano”. E questo perché “siamo arrivati a un momento in cui la guerra non sembra avere soluzioni se non a lunghissimo tempo. Alla politica spetta aprire varchi per cercare la pace”, prima che la campagna elettorale Usa “già da marzo” cancelli l’Ucraina dall’agenda. Una bella svolta rispetto al mantra meloniano “armiamoli fino alla vittoria”.
Non che il governo abbia deciso di smettere di armarli, anzi continuerà. Ma ha capito che la vittoria, cioè la sconfitta della Russia con la riconquista delle cinque regioni occupate appartiene al mondo dei sogni (o degli incubi, visto che moltiplicherebbe per mille il rischio nucleare). Perciò Crosetto ha deciso di dire proprio ora una delle cose che si fanno ma non si dicono. Poi ci sono quelle che non si dicono, ma si sanno. Sabato, sempre alla nostra festa, il generale Mini – che dalla Toscana vede ciò che accade in Ucraina meglio di tanti che stanno in Ucraina – aveva citato gli ultimi terrificanti dati comunicati dal colonnello americano Douglas Macgregor, molto addentro al Pentagono: in 18 mesi e mezzo le forze ucraine hanno perso 400mila uomini fra morti e feriti contro i 125mila di quelle russe, e solo negli ultimi due mesi (quelli della famosa controffensiva), l’esercito ucraino ha avuto 40-50 morti e 40-50mila feriti (di cui almeno 30mila amputati, che non potranno più tornare al fronte). Più che le armi e le munizioni, stanno finendo gli uomini. Infatti Macgregor sostiene che non solo gli ucraini non possono vincere neppure se dotati di aerei e missili a lunga gittata, ma non potrebbe riuscirci neanche l’intero Occidente se inviasse truppe sul campo. Del resto Stoltenberg è ottimista perchè ora la controffensiva avanza al ritmo di “100 metri al giorno”: dunque, per recuperare territori occupati vasti quasi quanto metà dell’Italia, dovrebbe durare qualche secolo. Questi sono i dati e i fatti (e le fonti sono Usa e Nato, non la Russia): nessuno può più fingere di non conoscerli. Chiunque invierà anche solo un fucile a tappo per prolungare la carneficina ne sarà complice. Non colposo, ma volontario.
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