venerdì 8 settembre 2023

L'Amaca

 

Ammazzare la libertà
DI MICHELE SERRA
Non siamo equi, no che non lo siamo. Confesso che le morti violente di Marisa Leo, che faceva il vino in Sicilia, e di Giogiò Cutolo, che suonava il corno a Napoli, mi hanno ferito più di tante altre simili. L’offesa al talento, all’autonomia, alla costruzione di cose belle ha un suo specifico valore distruttivo, degenerativo. È il brutto e l’impotente che cancellano il bello e il potente, nell’illusione di soverchiarli.
Gomorra che calpesta tutto ciò che non lo è.
Il sorriso strepitoso di Marisa, i suoi post così intelligenti e amari (leggeteli!), la vocazione di Giogiò per la musica – quel corno lucente portato dalla madre al funerale, suonato con disperata dolcezza accanto alla sua bara – sono una bandiera. La si vede sventolare anche dopo che qualche maschio grezzo e disperato, nell’uno e nell’altro caso, l’ha abbattuta a calci, a pistolettate, a fucilate.
Femminicidio a Trapani, ragazzicidio a Napoli, unisce le due morti la cancellazione feroce della libertà di esprimersi, di fare progetti, di dimostrare padronanza. L’assassino di Napoli è l’ennesimo povero servo della cultura guappa, miserabile e conformista; l’assassino in Sicilia è l’ennesimo povero servo della cultura del maschio proprietario, che ha dominato il mondo per millenni, e ancora pretende di farlo. Le due vittime avevano in comune un aspetto insopportabile per i violenti: erano libere. La violenza si fonda sulla sottomissione. Odia la libertà.

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