Una star sottopagata
DI MICHELE SERRA
Per quanto poco io possa capire di pubblicità e promozione, il concepimento della grandiosa campagna nazional-patriottica “Open to meraviglia” è costato molto poco, meno di cinquecentomila euro. Come un trilocale a Torvaianica. È un ingaggio che la Venere di Botticelli avrebbe dovuto respingere con sdegno: non si tratta così una star.
E dunque, al netto dei dovuti accertamenti procedurali e amministrativi, che certamente interessano, ma francamente non appassionano, il sospetto è che l’ilarità destata da quella povera Venere travestita dipenda anche dalla penuria economica dello Stato, che per promuovere il suo asset più rilevante, il turismo, non dispone nemmeno di quel paio di milioncini che si penserebbero necessari per sfornare un’idea all’altezza della gran fama mondiale dell’Italia dell’arte e del turismo.
Poi ci sarebbe anche il buon gusto, naturalmente, ma quello, come il coraggio di don Abbondio, non è che uno se lo può dare da solo. Fatto sta che il combinato disposto (pochi quattrini, poco buon gusto) minaccia di produrre nuovi inciampi, per esempio dotare la Venere dei tacchi tredici che come è noto non aiutano a mantenere l’equilibrio; o mandarla a sciare a Cortina, come si minaccia in queste ore, senza metterle in tasca i soldi per difendersi dal caro-scontrino; oppure a Venezia nel cuore del weekend, dove rischia l’asfissia da calca, lei così esile.
Il colpo di scena finale sarebbe che gli eredi Botticelli, veri o falsi, scendessero in campo per chiedere quanto di loro spettanza. Anche se è già chiaro che, con cinquecentomila euro a disposizione, non c’è trippa per i gatti.
Nessun commento:
Posta un commento