giovedì 8 giugno 2023

Pm e strafalcioni

 

Zona (e matita) rossa
di Marco Travaglio
La Procura di Bergamo voleva processare l’ex premier Conte e l’ex ministro Speranza per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo per aver causato un eccesso di mortalità di 4.148 persone nella Bergamasca e averne ammazzate 57 in Val Seriana omettendo precauzioni anti-Covid (Speranza) e la zona rossa ad Alzano e Nembro (Conte e Speranza). Ieri, com’era prevedibile, il Tribunale dei ministri di Brescia li ha archiviati perché “la notizia di reato è totalmente infondata” con un’ordinanza che tutti dovrebbero leggere. Soprattutto gli sciacalli che, nell’apposita commissione parlamentare, meditano di usare la tragedia planetaria del Covid per piccole vendette politiche. Ma è un bene che si sia giunti a un verdetto giudiziario. Per non lasciare spazio a sospetti e zone d’ombra. E per far capire ai magistrati poco professionali (se ne vedono sempre di più) che il senno di poi è proibito agli storici, figurarsi ai pm.
L’indagine, con la consulenza di Crisanti, pretendeva di accertare quanti morti si sarebbero evitati cinturando Alzano e Nembro tra il 26 febbraio e il 2 marzo 2020. I giudici, diversamente dai pm, hanno ricostruito che in quella settimana “è pacifico che Regione Lombardia non avesse comunicato al Cts la gravità della situazione epidemiologica” e né Fontana&Gallera né il Cts chiesero mai la zona rossa. Solo alle ore 18 del 2 marzo il Cts avvisò il premier dell’allarme in Val Seriana e suggerì restrizioni. Conte “lungi dal respingere l’idea” della zona rossa “chiese maggiori informazioni” perché “non era neppure astrattamente immaginabile che dovesse istituire la zona rossa seduta stante”: doveva prima “valutare e contemperare i diritti costituzionali coinvolti e incisi dall’istituzione della zona rossa”, tantopiù che ormai la pandemia dilagava ovunque e “la possibilità di contrarre il virus da persone infette non è mai stata esclusa neppure all’interno delle zone rosse”. Oltre agli errori di diritto della Procura (il reato di epidemia colposa per omissione non esiste, e neppure il nesso causale fra scelte politiche e morti), sconcertano quelli materiali: i giudici hanno scoperto che, fra i 57 morti ammazzati da Conte e Speranza elencati dai pm, c’è una donna viva, che testimoniò l’8 maggio 2020 e ora è parte offesa; un’altra era già morta il 22 febbraio, prima del periodo della mancata zona rossa, ergo non può essere morta due volte; altri 14 avevano contratto il virus prima del 26 febbraio; due si erano contagiati fuori dalla Val Seriana; sei non si sa neppure se avessero il Covid. E per tutti e 56 “è rimasta ignota la catena del contagio”. Quindi l’ordinanza non attesta soltanto che Conte e Speranza non hanno commesso alcun reato. Ma insegna anche ai pm come non si fanno le indagini.

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