martedì 27 giugno 2023

Normale essere geni!

 

Il progetto di Università di Pisa e Normale
La batteria quantistica che si ricarica all’istante Così una start up ha reinventato la pila

DI RICCARDO LUNA

Questa è una storia che ci porta in un futuro che non abbiamo ancora neanche immaginato: “Nella terra dei qubit”. Un luogo in cui le batterie si caricano quasi istantaneamente. Ed anzi, più sono grandi e prima si caricano. Sono batterie quantistiche che prenderanno il posto di quelle chimiche, consegnando l’invenzione della mitica pila di Alessandro Volta ad un glorioso passato remoto. Questa è anche la storia di una goliardica rivalità che ha improvvisamente cessato di esistere: quella fra i ricercatori di due università pisane, la statale e la Normale, che hanno scelto di unire le forze — in questo caso i cervelli — per provare a cambiare il mondo. Ed è una storia che non sarebbe stata possibile se l’Italia sul fronte dell’innovazione non avesse finalmente battuto un colpo creando gli strumenti — e quindi l’ecosistema — che hanno reso possibile la nascita di una startup che dieci anni fa sarebbe rimasta in un cassetto e invece oggi è una azienda con due milioni e settecentomila euro di investimento appena incassati per realizzare il prototipo che può cambiare tutto.

Questa è la storia di Planckian, un nome che è un chiaro omaggio a Max Planck, uno dei padri della meccanica quantistica; ma “planckiani” sono detti anche alcuni metalli con proprietà che ancora non riusciamo a spiegare. Ecco, diciamolo subito: non vi sentite in colpa se di questa storia non capirete proprio tutto. Del resto un fisico da Nobel come Richard Feynman una volta disse: «Penso si possa tranquillamente affermare che nessuno capisce davvero la meccanica quantistica». Siamo perdonati.
Ma la forza di questa storia invece la capiscono tutti. L’inizio è il marzo 2018, quando sulla più autorevole rivista scientifica di settore, Physical Review Letters , vengono pubblicati i risultati di una ricerca sulle batterie quantistiche. Tra gli autori c’è Marco Polini, rientrato all’università di Pisa, dove aveva studiato, dopo impegni negli Stati Uniti e in Inghilterra. Un cervello di ritorno, lo chiameremmo oggi. L’idea fondamentale, l’intuizione da cui tutto è partito, è questa: «L’invenzione della pila da parte di AlessandroVolta, che ha posto le fondamenta dell’era elettrica, gestisce l’energia sulla base di principi elettrochimici che hanno dei limiti. Il primo è l’esaurimento, in forza del processo di decadimento degli elementi chimici che la compongono. Allo stesso modo, il processo di carica è, in termini assoluti, “lento”, perché vincolato al tempo necessario per lo svolgimento delle reazioni elettrochimiche». Con la fisica quantistica, tutto potrebbe cambiare.

Polini inizia a lavorarci con Vittorio Giovannetti, un collega della Scuola Normale Superiore, anch’egli rientrato in patria dopo un periodo al Mit di Boston. A ottobre del 2018 arriva il secondo paper scientifico sul trasferimento di energia nelle batterie quantistiche. Per noi profani lo spiegano così: «La batteria quantistica è un dispositivo costituito da qubit. I qubit sono particelle fisiche nelle quali è possibile separare due stati caratterizzati da differenti livelli di energia. Se i qubit sono “arrangiati” in una specifica architettura, è possibile controllarne il comportamento. Questo processo dinamico rende possibile caricare la batteria in un tempo che si riduce via via che aumenta il numero dei qubit». Lasciate per un attimo da parte lo sforzo di immaginare cosa sono i qubit: qui stiamo parlando di creare batterie che si caricano in un tempo infinitamente inferiore. Una rivoluzione, se avrà successo.

La fortuna di Polini e Giovannetti è che in quei mesi ha iniziato a operare Enea Tech, una fondazione che ha la missione di scovare nei laboratori tecnologie dirompenti in grado di dar vita ad aziende “disruptive”. Siamo nel mondo del deep tech , tecnologie complesse che nascono in ambito universitario; e del tech transfer , il processo che le porta a diventare imprese. Enea Tech è guidata dal suo ideatore, Salvo Mizzi, uno dei padri dell’ecosistema delle startup nostrane. Un giorno nel radar di Mizzi finisce uno dei massimi esperti di meccanica quantistica, Simone Severini, capo del progetto del computer quantistico di Amazon a Seattle. «Mi ha detto: la cosa più fulminante che ho visto sta a Pisa». Mizzi si entusiasma e coinvolge due donne di peso: prima Anna Amati, che guida Eureka!, un fondo di venture capital specializzato in deep tech; e poi Claudia Pingue, che da poco è approdata a Cdp Ventures per creare la rete del tech transfer nostrano. Nel frattempo un governo decide inopinatamente di sbarazzarsi di Mizzi e ridurre Enea Tech a ben poca cosa, ma ormai la macchina è partita. Per la nascita di Planckian, nel 2021, manca solo un ingrediente: un amministratore delegato, da Enea Tech arriva Michele Dallari, anch’egli tornato in Italia dopo un’esperienza con le Nazioni Unite in Africa. E arriviamo al round di oggi, sottoscritto anche da Exor Ventures oltre che da un gruppetto di business angels che per primi hanno messo pochi, fondamentali soldi per far arrivare la startup fin qui.
Ora parte la costruzione del prototipo. Ci vorranno due anni per la prima batteria quantistica. Se funziona cambierà il mondo.

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