Esami di riparazione
di Marco Travaglio
Chiuse le scuole dell’obbligo, aprono quelle facoltative. Almeno per noi del Fatto, che riceviamo ogni giorno autorevoli lezioni su come fare il giornale. Cioè possibilmente come gli altri: senza notizie né domande per non disturbare il manovratore. E niente vignette o battute, sennò il prof di turno non le capisce e bisogna spiegargliele con un disegnino (o con un’altra vignetta). Se poi andiamo in tv, è meglio se non esageriamo e soprattutto lavoriamo gratis, sennò Bin Rignan e il suo harem se ne hanno a male. Sabato alcuni malati di mente che si fanno chiamare “atlantisti”, mentre la Russia rischiava il colpo di Stato, la guerra civile, il bagno di sangue e il mondo tratteneva il fiato all’idea che 6-7mila testate nucleari cadessero nelle mani fatate di Prigozhin, si bagnavano tutti per la marcia trionfale del noto messaggero di pace e di verità. Ma soltanto perché la vittoria del gentiluomo, improvvisamente promosso da “macellaio” a “chef” stellato, avrebbe “sbugiardato” i “sostenitori dell’invincibilità di Putin”: cioè i “pacifinti” e i “putiniani” del Fatto. I quali naturalmente non hanno mai sostenuto l’invincibilità di Putin e comunque non sono stati sbugiardati da nulla e da nessuno, visto che (almeno mentre scriviamo, domani vedremo) Prigozhin è scappato e Putin è ancora lì.
Ieri al corpo insegnante s’è aggiunto un cattedratico di chiara fama: Paolo Mieli, figura mitologica che unisce il giornalista e lo storico, ma sempre per insufficienza di prove. Indovinate di che parlava su La7? Del Fatto. Speravamo che avesse finalmente le prove di ciò che disse tempo fa su La7 in nostra presenza: “Quando è arrivato Draghi, ha trovato che Conte e Arcuri avevano acquistato mascherine per 763 settimane, cioè per 14 anni e mezzo, da qui al 2035!… Sarebbe legittimo qualche dubbio, ove mai fosse vero che Draghi e Figliuolo han trovato nei loro magazzini 14 anni e mezzo di mascherine? Un giorno faremo i conti”. Ma purtroppo quel giorno non arriva mai: neppure ieri Mieli ha voluto svelare dove siano stoccate tutte quelle mascherine, che dovrebbero occupare l’intero Molise. Il giornalista e storico ce l’aveva col Fatto perché si permette di scoprire notizie sulla ministra Santanchè (da lui morbidamente intervistata in una rassegna diuretica a Capri) e financo di pubblicarle in prima pagina: “Leggo i giornali stranieri. E siamo l’unico Paese al mondo in cui c’è un giornale, il Fatto, che invece di aprire con la Russia, apre con Santanchè. È bizzarro”. Ma tu guarda: un giornale italiano, dopo aver aperto sul fallito golpe in Russia finché c’erano fatti degni di nota, si permette di dare notizie che tutti gli altri riprendono su una ministra del governo italiano. Notizie che, fra l’altro, sono pure vere. Dove andremo a finire.
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