DI MICHELE SERRA
Quello che è stato difficile spiegare, in tutti questi anni, è che la politica c’entrava, sì, ma relativamente. Se mezza Italia lo ha detestato, e mezza Italia applaudito, non è perché fosse “di destra”.
Conosco persone “di destra” (una era mio padre) che quando lo vedevano in televisione cambiavano canale. E conosco persone “di sinistra” che lo trovavano energico e divertente: “È molto simpatico, come fai a non rendertene conto?”
Effettivamente: non me ne sono mai reso conto.
No, la politica non basta. Nemmeno l’etica, che pure pesa assai nella biografia di un uomo che certo non ne avvertiva l’esigenza. Ha pesato molto di più il giudizio su quella tipologia umana, quell’atteggiamento di fronte alla vita, alla società, agli altri.
Franco Cordero, severissimo, lo chiamò “l’egolatra”. L’adoratore di se stesso. Si amava. Si piaceva. Si considerava unico e insostituibile, e soprattutto esente da limiti. Tutti i limiti: di legge, di età, di fragilità. Non aiutato, in questo smisurato piacersi, dalla corte indecorosa che lo blandiva, compreso quel medico che di lui disse: è tecnicamente immortale. Mi sono sempre chiesto come potessero votarlo i cattolici, per i quali l’umiltà (“polvere ritornerai”) dovrebbe essere la prima delle virtù. Evidentemente non lo è.
Il vero punto che pesa, nel giudizio profondo su di lui, è dunque la dismisura.
“Non sopporto quelli che si vantano”, diceva sempre mio padre (di destra). In fondo, è tutto lì. Tutto spiegato. Tutto già detto. Compreso il fatto che per me, e per molti altri italiani, domani sarà un giorno di rispetto e di silenzio. Ma non di lutto nazionale. Chi lo rimpiange come un padre della Patria, sappia che la mia Patria è un’altra.
Quello che è stato difficile spiegare, in tutti questi anni, è che la politica c’entrava, sì, ma relativamente. Se mezza Italia lo ha detestato, e mezza Italia applaudito, non è perché fosse “di destra”.
Conosco persone “di destra” (una era mio padre) che quando lo vedevano in televisione cambiavano canale. E conosco persone “di sinistra” che lo trovavano energico e divertente: “È molto simpatico, come fai a non rendertene conto?”
Effettivamente: non me ne sono mai reso conto.
No, la politica non basta. Nemmeno l’etica, che pure pesa assai nella biografia di un uomo che certo non ne avvertiva l’esigenza. Ha pesato molto di più il giudizio su quella tipologia umana, quell’atteggiamento di fronte alla vita, alla società, agli altri.
Franco Cordero, severissimo, lo chiamò “l’egolatra”. L’adoratore di se stesso. Si amava. Si piaceva. Si considerava unico e insostituibile, e soprattutto esente da limiti. Tutti i limiti: di legge, di età, di fragilità. Non aiutato, in questo smisurato piacersi, dalla corte indecorosa che lo blandiva, compreso quel medico che di lui disse: è tecnicamente immortale. Mi sono sempre chiesto come potessero votarlo i cattolici, per i quali l’umiltà (“polvere ritornerai”) dovrebbe essere la prima delle virtù. Evidentemente non lo è.
Il vero punto che pesa, nel giudizio profondo su di lui, è dunque la dismisura.
“Non sopporto quelli che si vantano”, diceva sempre mio padre (di destra). In fondo, è tutto lì. Tutto spiegato. Tutto già detto. Compreso il fatto che per me, e per molti altri italiani, domani sarà un giorno di rispetto e di silenzio. Ma non di lutto nazionale. Chi lo rimpiange come un padre della Patria, sappia che la mia Patria è un’altra.
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