Perché sono abbonato al Fatto, perché ogni mattina assaporo l'editoriale di Travaglio? Perché leggo notizie che da altre parti non leggo e, visto che non partono querele da chi è chiamato in causa, le considero sempre graniticamente vere. Leggo anche articoli come questo, ove, coraggiosamente, il Direttore c'insinua la strana sensazione di vivere in un mondo di matti, con una delle poche persone serie e coraggiose, Assange, in galera per aver rivelato complotti e delitti; con i cosiddetti Grandi che scherzano sempre più pericolosamente col fuoco, nella fattispecie uno squilibrato assassino ex kgb in possesso di 6000 testate nucleari. Apprezzo molto quest'editoriale, anche se mi rattrista oltremodo. Ma per risollevarmi il core per fortuna c'è il Riformista con i sublimi articoli del re dei saltimbanchi...
In principio erano le “armi non letali”. Lo disse Letta buonanima ad Avvenire il 27.2.22: “Per aiutare gli ucraini va rafforzato l’invio di materiale bellico non letale”. E lo scrisse Draghi nella bozza di risoluzione sul primo decreto Armi. Poi il 1º marzo gettò la maschera, una delle tante: “Armi letali” all’Ucraina, ma solo per la “legittima difesa” ucraina, tipo missili terra-aria e anti-carro a breve gittata, mitra e mortai. E solo per “sostenere ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile a una de-escalation militare” e “la disponibilità della Santa Sede a un’opera di mediazione”. Draghi lo ribadì il 28.6.22: “Armi e sanzioni sono fondamentali per costringere la Russia alla pace… per portare la Russia al tavolo dei negoziati. Dobbiamo esser sempre pronti a cogliere gli spazi negoziali”. Concetto ribadito nel quarto decreto Armi del 26 luglio: “…misura di assistenza nell’ambito dello strumento europeo per la pace per sostenere le Forze armate ucraine…”. Il 12.3.22 lo stesso Biden garantiva: “L’idea che invieremo armi offensive e che avremo aerei e carri armati… si chiama terza guerra mondiale”. Benebravobis.
Poi gli Usa, dunque i Paesi Nato e Ue, dopo averlo negato per mesi, iniziarono a inviare lanciarazzi e missili a lunga gittata in grado di colpire la Russia. Poi, sempre dopo aver detto “mai e poi mai”, ecco i sistemi anti-aerei e i droni, usati dagli ucraini per attaccare aeroporti e depositi di carburante e munizioni in territorio russo. Poi, sempre dopo averlo escluso, ecco i carri armati Abrams e Leopard. Lo schema è sempre lo stesso: Zelensky chiede, l’Occidente dice no, poi nel giro di qualche giorno cambia idea. E ogni volta i trombettieri bellicisti sposano sia il no iniziale sia il sì finale, perché tanto “non c’è alcuna escalation” e Putin “non oserà usare l’atomica”. E poi sono “solo armi difensive” (Crosetto), che per giunta “non costano nulla” (Meloni). Ora Zelensky batte cassa per i jet cacciabombardieri: Scholz e Macron fanno i vaghi, Londra e Praga dicono sì e Washington no, ma poche ore dopo Biden fa sapere che non si opporrà – bontà sua – se qualche benefattore europeo vorrà inviare pure quelli. Del resto la Meloni genuflessa all’amico Volodymyr gli ha appena garantito “sostegno a 360 gradi finché necessario”. L’obiettivo l’ha dichiarato in Senato il 26.10: l’“equilibrio tra le forze in campo”. Ergo, siccome la Russia ha molti più uomini dell’Ucraina e 6mila testate nucleari contro zero, non resta che inviare a Kiev truppe e testate atomiche per colmare il doppio gap. Ieri infatti, dopo un anno di false aperture ai negoziati, il G7 s’è chiuso con l’impegno unanime dei Sette Pazzi a sabotare qualunque dialogo, promosso dal Papa o dalla Cina. Resta inteso che al fronte ci vanno loro: Meloni e gli altri pazzi.
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