martedì 16 maggio 2023

Editti travagliati

 

Editto bulgaro? Magari
di Marco Travaglio
Essendone stato una causa scatenante, credo di essere titolato a parlare dell’editto bulgaro pronunciato dal premier B. il 18.4.2002 a Sofia per chiedere ai vertici Rai di cacciare Biagi, Santoro e Luttazzi, rei di avermi ospitato per parlare dei rapporti fra B. e la mafia (“uso criminoso della televisione pubblica”). Siccome i dirigenti Rai li aveva appena nominati lui, B. fu subito esaudito. E siccome possedeva (e possiede) le tre reti Mediaset e si era accordato con la Telecom di Tronchetti Provera per soffocare nella culla la neonata La7, gli epurati non trovarono un’altra tv, malgrado l’enorme seguito. Santoro fu reintegrato dal Tribunale nel 2006. Biagi tornò nel 2007, sei mesi prima di morire. Luttazzi non tornò mai, a parte il Decameron su La7, che glielo chiuse nel 2007 alla quinta puntata. Intanto, siccome le epurazioni funzionavano a meraviglia, la Rai dell’Annunziata chiuse anche Raiot di Sabina Guzzanti dopo la prima puntata. E sparì un’altra dozzina di artisti e giornalisti, fra cui Beha e Massimo Fini. Il comun denominatore delle vittime di quegli editti era di essere persone libere, incontrollabili, senza partiti di riferimento. Nel finto bipolarismo FI-Pd, spegnere le voci che non obbedivano a nessuno faceva comodo a tutti.
Pensavamo che nulla fosse peggio di quella plumbea cappa di conformismo consociativo, poi arrivò Renzi a smentirci: asservì per legge la Rai al governo e si prese tutte e tre le reti e i tg, che fecero sparire Gabanelli, Giannini, Giletti e Porro. Ma la nuova La7 di Cairo bada più allo share che alla politica e si prese i primi tre, mentre il quarto andò a Rete4. Quella di oggi è tutt’altra storia, anche se Salvini rivendica una cacciata di Fazio che non c’è stata. Fazio sa di piacere solo al Pd, di cui condivide per indole la visione conformista e mainstream, e di stare sulle palle alle destre; ha capito che gli avrebbero messo i bastoni fra le ruote; e ha prevenuto l’attacco firmando col Nove. In una qualunque azienda, chi si lascia sfuggire una star di quel calibro verrebbe licenziato con richieste di danni dagli azionisti. Ma la Rai non è un’azienda, è un lupanare (bastava assistere, sabato, al vomitevole “tank show” degli scendiletto di Zelensky). Chi s’è lasciato sfuggire Fazio non è il nuovo ad Sergio, ancora in pectore: è quello vecchio, Fuortes, di area Pd messo lì da Draghi, che ha tenuto nel cassetto il rinnovo del contratto per compiacere i nuovi padroni. Poi li ha ricompiaciuti andandosene anzitempo senza che potessero sloggiarlo. Nessun editto: le epurazioni bisogna meritarsele e di Biagi, Santoro e Luttazzi non se ne vedono. Se anche la Meloni fosse tentata da un editto bulgaro, o ucraino, non farebbe in tempo: verrebbe anticipata ed esaudita prima di aprire bocca.

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