venerdì 5 maggio 2023

Daniela la Saggia

 

Pnrr e armi: la resilienza è una grande fregatura
DI DANIELA RANIERI
Ecco cos’era la resilienza! Erano anni che la sentivamo in bocca a tutti, dagli psicanalisti di grido alle signore in fila al banco del norcino, e quando nel 2020 l’Europa ha promosso questa rucola concettuale a piatto forte del piano di ripresa economica post-pandemia credevamo di averlo quasi capito (qualcosa come “resistere alle avversità come un materiale inerte”, cioè fuffa); ieri finalmente ogni dubbio è stato fugato. L’Europa, leggiamo sui giornali padronali (quelli che tifano per il proseguimento della guerra fino all’ultimo ucraino così Putin impara), ha “sbloccato” l’acquisto di armi a favore dell’Ucraina per un miliardo di euro e contestualmente “aiuterà le industrie europee” che le fabbricano, e lo farà attingendo proprio al tesoretto del Pnrr destinato alla resilienza. Siamo andati a controllare: tra gli obiettivi del Pnrr ci sono riforma della Pa, giustizia, digitalizzazione, transizione ecologica, cultura, turismo, agricoltura sostenibile, politiche per il lavoro e persino asili nido (anche se questo, come ci ha informato affranto il ministro Fitto, è “un obiettivo da rimodulare”, cioè se ne riparla a babbo morto; intanto il governo chiede di sfornare figli per la Patria). Nessuna traccia della voce “armi”, e del resto anche “resilienza” è solo nel titolo, non significando niente. Ecco allora la furbata – seguiteci perché il contorsionismo semantico dell’élite bellicista è davvero spassoso.
Dice Repubblica: “Il provvedimento, denominato Asap (Act in Support of Ammunition Production), punta ad aumentare la capacità produttiva dell’Ue e ad affrontare l’attuale carenza di munizioni e missili nonché dei loro componenti”, il che fa trasparire un po’ troppo brutalmente che siamo di fatto in guerra contro la Russia. Il lessico è in effetti futurista interventista: l’Ue “mobilita”, “sblocca”, “accelera”, “spinge” “lancia”: è tutto uno scattare sull’attenti e un marciare nel clangore di armi (c’entrerà il fatto che l’editore di Rep ha interessi nel settore militare?). A quanto pare, stante la risoluzione di portare le spese militari al 2% del Pil, ci costa rimpinzare di armi un Paese non Ue e non Nato, senza passare dal Parlamento e sputando sulla Costituzione, con l’ovvia conseguenza che le nostre scorte diminuiscono e dobbiamo ricomprarle per noi. Per inciso, Meloni si arrabbiò molto per l’accusa di stare a togliere il pane di bocca agli italiani per mandare armi all’Ucraina, ribattendo che mandiamo armi “già in nostro possesso”, ferri vecchi praticamente a costo zero; ebbene, mentiva, se ora dobbiamo provvedere alla nostra Difesa (come peraltro confermano il suo ministro delle Armi Crosetto e i vertici militari).
Beninteso: per volere di Parigi, dare soldi alle industrie belliche europee serve anche a non avvantaggiare la concorrenza straniera (vogliamo che il nemico crepi made in Ue). Ma come dirottare i miliardi del Pnrr, facendo digerire ai popoli la sottrazione di risorse in teoria pubbliche per una guerra che non si sa quando finirà?
Ed ecco il colpo di genio: il Commissario francese per il Mercato Interno, tale Thierry Breton, si è ricordato che “il Recovery fund è stato specificatamente costruito per tre principali azioni: la transizione verde (ed è difficile far passare i missili come pannelli solari, ndr), la transizione digitale (le munizioni sono semmai di uranio impoverito, non di silicio, ndr) e la resilienza”. Eureka! “Intervenire puntualmente per sostenere progetti industriali che vanno verso la resilienza, compresa la Difesa, fa parte di questo terzo pilastro”. Ma tu pensa. Ed è tutto a fin di bene: la apposita Ursula von der Leyen ha detto che sottrarre questi soldini al Pnrr per darli all’industria della morte serve a “mantenere la pace”. E “il contesto in cui l’Ue agisce è quello della ‘difesa della democrazia’. Kiev viene considerata un baluardo dei principi democratici” (Rep). Infatti Zelensky ha messo fuori legge gli 11 partiti d’opposizione, oscurato 3 reti televisive, istituito la legge marziale, il governo controlla la magistratura, l’esercito nazionale ingloba milizie naziste, il Paese ha l’indice di corruzione più elevato d’Europa (Transparency International) ed è al 79° posto su 108 per libertà di stampa (Index RSF). Un concentrato di “nostri valori”.
La soluzione (sovranazionale: ma Meloni non era sovranista?) mette tutti d’accordo: dacché l’insipiente Conte ci ha fatto dare troppi soldi dall’Europa, il capo di Confindustria Bonomi, che molto ha gradito il taglio del Reddito di cittadinanza (“Sussidistan”), ha un’idea sbarazzina: se proprio non si riesce a spenderli, diamo i soldi alle imprese – giammai alla Sanità, al welfare, ai morti di fame – che poi è il preciso motivo per cui fu fatto fuori Conte e venne chiamato Draghi. E quelle belliche sono pur sempre imprese. Il sospetto lo avevamo da un po’, ma ora è certo: la resilienza è una delle più grandi inculate degli ultimi cinquant’anni.

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