sabato 13 maggio 2023

Daniela e l'etnia

 

Pure parlare di etnia porta alle teorie del nazismo
DI DANIELA RANIERI
Sospettiamo che il ministro Lollobrigida abbia appreso i concetti di “razza” e “etnia” di cui discetta con tanta baldanza all’università online presso la quale si è laureato (a proposito di “merito”).
Non contento di aver parlato di “sostituzione etnica”, ignorando a suo dire che è un concetto del complottismo razzista, seguendo il copione classico della destra suprematista il Cognato ha ripiegato sul termine “etnia”, che ritiene più neutro. Agli Stati generali della natalità ha detto: “Se ci preoccupiamo è per salvaguardare la nostra lingua, la nostra cultura, un’etnia italiana, che la Treccani definisce raggruppamento linguistico culturale e che vogliamo sopravviva”.
In realtà alla voce “etnia” la Treccani recita: “Nell’antropologia della fine del 19° sec., raggruppamento umano (dal gr. ethnos ‘razza, popolo’) distinto da altri sulla base di criteri razziali, linguistici e culturali”. L’Antropologia degli anni 80 del ’900 ha “esplicitato come il concetto di etnia sia espressione di una grammatica ideologica che, attraverso i codici simbolici del sangue, dello sperma, della razza, del rapporto sessuale e riproduttivo, della lingua, esprime precisi processi storici e rappresenta livelli di identità socioculturale a loro volta espressione di concreti rapporti di potere e di forza”. Sostituire razza con etnia non è che una concessione al politicamente corretto su base razzista. Claude Lévi Strauss in Razza e storia attribuiva all’etnocentrismo occidentale la responsabilità delle teorie naziste.
Al di là di tutto, non si capisce da chi sia minacciata l’etnia italiana, la più meticcia del Mediterraneo. La teoria della limpieza de sangre nella Spagna del XVI sec. e il delirio nazista della purezza della razza nacquero da questa paranoia. Per Lollobrigida e per il camerata Rampelli, che minaccia multe contro l’uso di forestierismi, la nostra lingua si sta imbarbarendo a causa degli immigrati; serve che gli italiani facciano più figli per difendere il “ceppo linguistico”. Cioè, secondo loro la lingua è un carattere ereditario, quando nessun linguista, ma forse nemmeno nessun salumiere, sosterrebbe che i figli parlano la lingua dei genitori: quella che i bambini acquisiscono in modo naturale è la lingua della comunità in cui crescono, dei coetanei e dei social. Quella è la loro lingua madre. La nostra lingua è mobile, ibrida e impura come la nostra etnia; se ne facciano una ragione. (A dirla tutta, non siamo neppure così sicuri che Lollobrigida parli italiano).

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