Elly, ti presento Salvo
di Marco Travaglio
Fortuna che si è riposata un po’, perché al rientro a Roma Elly Schlein ha avuto il suo daffare. Non a rispondere sull’inceneritore di Roma. Ma a cenare nell’attico ai Parioli di Claudio Baglioni con quasi tutto il meglio del cinema, della canzone e della tv. Nulla di scandaloso o di strano. Aveva già detto tutto Ennio Flaiano col suo immortale marziano Kunt: appena un alieno atterra nella Capitale, viene ricevuto, coccolato, riverito, sbaciucchiato, fagocitato, attovagliato, insalottito, interrazzato dalla Roma che conta. Poi inizia ad annoiare, da guest star diventa soprammobile, finisce spernacchiato o peggio ignorato e se ne riparte in astronave nell’indifferenza generale. È accaduto a Bossi, Monti, Renzi, Boschi, Salvini, Di Maio. Vediamo quanto impiegherà Elly. La vera notizia della cena in piedi, svelata dal Foglio e arricchita di dettagli da Dagospia, non è neppure la presenza di Franceschini e gentil consorte. Ma quella di Salvo Nastasi, un collezionista di cadreghe da far impallidire Poltrone e Sofà.
Barese, figlio di un funzionario di Bankitalia e di una giudice della Corte dei Conti, marito di Giulia Minoli (figlia di Giovanni Minoli e Matilde Bernabei), funzionario del ministero dei Beni culturali dal 2000, ne è stato ora segretario generale, ora capo di gabinetto, ora entrambe le cose insieme, con delega allo spettacolo dal vivo che non se n’è ancora riavuto; ma pure nei Cda del Petruzzelli di Bari e della Treccani; commissario al Maggio Musicale Fiorentino, al San Carlo di Napoli, all’Arena di Verona e alla bonifica ambientale di Bagnoli (tutto vero!); presidente dell’Accademia nazionale d’arte drammatica; vicepresidente e poi presidente della Siae, suo ultimo domicilio conosciuto. E tutto questo malgrado Salvo fosse rutelliano ai tempi di Rutelli, berlusconiano e cocco di Gianni Letta e Bisignani ai tempi di B., montiano ai tempi di Monti, renziano ai tempi di Renzi (che se lo portò a Palazzo Chigi come vicesegretario generale), franceschiniano con Franceschini nel Conte-2 e draghiano quando Dario passò a Draghi. Curriculum perfetto per i sugheroni galleggianti in tutti i regimi e vincenti su tutti i tavoli. Un po’ meno per la grande rivoluzione promessa da Elly. Torna in mente una vignetta di Forattini su Andreotti nel 1992, dopo gli omicidi di Lima e Salvo: “Salvo Lima. Ignazio Salvo. Salvo comunque”.
Ps. Oggi inizia a Perugia il Festival del Pensiero Unico, già Festival del Giornalismo che contribuimmo a tenere a battesimo nel 2006 e si era sempre avvalso delle firme del Fatto. Quest’anno non ci hanno invitati con scuse puerili: basta leggere il programma per capire che non c’è spazio per i pacifisti. Presto organizzeremo un’iniziativa per i lettori umbri.
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