Come la pizza senza farina
DI MICHELE SERRA
Festeggiare il 25 aprile senza partigiani e senza Bella Ciao è ridicolo: come andare a cavallo senza cavallo, o fare la pizza senza farina. Ridicola, dunque, è l’aggettivo che meglio si attaglia alla decisione del sindaco leghista di Seriate, Cristian Vezzoli, di celebrare il 25 aprile praticamente da solo, lui e la sua fascia tricolore. E alle tante scelte consimili, che definirei di svuotamento del 25 aprile per poterlo poi riempire di una molto generica fuffa “democratica” buona per tutte le stagioni, per tutte le storie, per tutti i Paesi.
Due osservazioni. Una futile, una di sostanza. Quella futile: ma perché i leghisti si chiamano tutti Cristian, Albert, Manuel, presto anche Giacom e Lucian?
Esiste una selezione del personale fondata sull’elisione della vocale finale?
Quella di sostanza: ma non sarebbe meglio, per leghisti e neofascisti (per primo La Russa) dire con franchezza che sono contro il 25 aprile? Che non è la loro festa, che non li rappresenta? Non è penoso, e anche parecchio ipocrita, questo sforzo di sembrare partecipi, però a modo loro, di qualcosa che odiano (l’antifascismo, la Resistenza, i partigiani)? Il moltiplicarsi, in tutta Italia, di indicibili fatiche, e contorsioni dialettiche, e simulazioni di appartenenza a una medesima comunità, testimonia una cosa soltanto: che la comunità è divisa nonostante quasi ottant’anni di volonterosa simulazione. Prenderne atto è più salubre (per tutti) che simulare una concordia nella quale crede, eroicamente, ormai solo il Quirinale, che ha il dovere istituzionale di farlo e lo fa con altissimo profilo: un grattacielo che parla agli gnomi.
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