Quanto sarebbe stato bello essere come quella donna, Maria di Magdala, che per prima s’avvicinò al vuoto sepolcro, spoilerando l’Evento che da duemila anni stordisce e disturba il pensiero unico dell’umanità avvolta da regole e principi divaricanti fratellanza e socialità su questo pianeta! Spossati da liturgie devote all’apparire, vero dio attuale, infatuati da crosettiane ricerche di bellicistiche scelte affossanti l’altro, percepiamo quasi scomodamente il ricordo di quel giorno, tra sbeffeggiamenti simili a quelli che ricevette Paolo tra i greci, con annesse risatine compiacenti, carezze sulla cervice di compatimento, derisioni dovute alla granitica certezza che la strada maestra passi unicamente dal possedere sempre più, dall’opprimere l’altro, dal mostrarsi luccicante e immerso nei social, catechismi affascinanti e prorompenti di quest’epoca. Ci manca la certezza del discepolo che “vide e credette”, siamo girovaghi nel nulla, quasi insensibili alla Novità che questo giorno ripropone, al suo sguaiato risalir la comune corrente, alla drammaticità dello svilire ciò che oggi riteniamo importante e fondamentale, per cui soffriamo ogni giorno, belando, e depredando noi stessi con logiche di schiavitù eclatanti, tra balzelli e politiche affossanti noi stessi. Se non riusciamo a contemplare quest’annuncio, l’augurio sia che almeno si possano notare le catene che ci imprigionano sul proscenio di questa palla azzurra dispersa nel vuoto, costringendoci a idolatrare ninnoli il cui sfavillio evapora nel silenzio misterioso di quello spazio il cui vuoto convinse le donne e i timorosi uomini al suo seguito. Buona Pasqua!
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