giovedì 26 gennaio 2023

Molto interessante

 

La posta di Daniele Luttazzi. Molto, molto interessante. 

L’altra metà di Agnelli: tra Bilderberg, P2, soldi offshore e il tribunale

E ora, per la serie “Una pentolaccia piena di vespe”, la posta della settimana.

Caro Daniele, mi è parsa molto fuori luogo la beatificazione di Gianni Agnelli. Il presidente Mattarella lo ha addirittura definito “alfiere del prestigio della Repubblica”. Da quando evadere le tasse per centinaia di milioni con società offshore è prestigioso? Da quando vale tutto? (Rita M.)

di Daniele Luttazzi 

Dal 1994, ovvero da quando il piano piduista di rinascita democratica cominciò a essere implementato: i lavori sono ancora in corso. Certo, nessuno ha ricordato quello che scrisse Luigi Cipriani (“Nel 1952 nacque ufficialmente il Bilderberg Group. Nel 1967 venne alla luce che il Bilderberg era finanziato dalla Cia. Fra i componenti italiani del Bilderberg c’erano Giovanni Agnelli, Vittorio Valletta, Guido Carli, Amintore Fanfani e Giovanni Malagodi. Tra gli statunitensi: Gerald Ford, Henry Kissinger, David Rockefeller, Andrew Goodpaster, comandante delle forze Usa in Europa, Allen Dulles della Cia, e il generale Morstad, comandante della Nato. Nel 1973 Giovanni Agnelli e David Rockefeller si fecero promotori di una sorta di nuovo Bilderberg, allargato al Giappone: la Trilateral, con funzioni analoghe a quelle del Bilderberg (…). Il massone Valletta inventò le schedature dei lavoratori Fiat. 
A capo del servizio di spionaggio interno Fiat c’era un ex colonnello di aviazione, Mario Cellerino, pilota personale di Gianni Agnelli, che per vent’anni era stato nei Servizi segreti. Per la Fiat lavorava anche Marcello Guida, questore, ex carceriere di Pertini a Ventotene, implicato nel caso Pinelli a Milano e costruttore della pista anarchica per piazza Fontana. (…) Roberto Fabiani, giornalista de L’Espresso (massone e confidente di Licio Gelli) scrisse nel libro I massoni in Italia (1978) che Gianni Agnelli, con altri industriali, faceva parte della massoneria, nella quale fu introdotto da Valletta, e della P2. Agnelli disse ai giudici che la Fiat aveva finanziato la massoneria di Lino Salvini. Fra il 1971 e il 1976, 15 miliardi, una cifra enorme. Sappiamo che attraverso Edgardo Sogno, iscritto alla P2, i finanziamenti finirono anche alla loggia di Gelli, ma in un Paese che riabilita pure Craxi (basta definire la sua latitanza ‘esilio’, e anche lui diventa un alfiere del prestigio della Repubblica), cosa vuoi pretendere? A me ha colpito, nell’intervista concessa in simultanea ai due giornali di cui è editore, Repubblica e La Stampa, la franchezza con cui John Elkann ha risposto alle domande dell’ex direttore Ezio Mauro e del direttore Massimo Giannini per tracciare un ricordo di Gianni Agnelli a 20 anni dalla morte (“La lezione di mio nonno: mi ha insegnato a privatizzare gli utili e a socializzare le perdite”). 
Fa il paio con la franchezza degli ex operai Fiat intervistati dai due giornali per il panegirico dell’Avvocato (“Per 30 anni ci hanno mangiato tutti”). Da incorniciare l’incipit: “Privatizzare gli utili e socializzare le perdite col ricatto dei licenziamenti: è il lascito morale che Gianni Agnelli ha consegnato a John Elkann, che col fratello Lapo e la sorella Ginevra è in causa con la madre, Margherita, la quale sostiene di essere stata fregata al momento degli accordi sull’eredità Agnelli: non era a conoscenza dell’ingente patrimonio offshore, non dichiarato al Fisco, dell’Avvocato. ‘Ma se lo sapevano tutti!’: questo in soldoni l’argomento sarcastico degli avvocati difensori dei tre figli. Sono in ballo miliardi di euro, soldi che tutti sapremmo come utilizzare. Se il tribunale riconoscerà a Margherita la legittima (il 50%) dell’eredità di mamma Marella, Margherita toglierà a John il controllo della società Dicembre, che gli dà la maggioranza in Exor attraverso l’accomandita olandese ‘Giovanni Agnelli B.V.’. Andrea Agnelli: ‘Vorrei avere io i vostri problemi’”.

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