Quelli che spiegano come si fa
DI MICHELE SERRA
La proposta di Matteo Renzi – il candidato del Pd accetti di fare il vice di Letizia Moratti, ovvero del candidato di Renzi – mette a fuoco un concetto molto chiaro: secondo quelli come Renzi la sinistra, in sé, non ha ragione d’essere, e forse nemmeno esiste. È un’accozzaglia di velleitari e di confusi che, se vuole avere un peso e un significato politico, deve seguire le indicazioni di Renzi. Lui sì che conosce il mondo, mica come Majorino, che vivendo a Milano da quando è nato che cosa volete che ne sappia, della Lombardia.
Ora, a parte l’indelicatezza psicologica del concetto, che sembra fatto apposta per irritare e/o umiliare quel pezzo di lombardi e di italiani, non pochissimi, che ancora si riconoscono nella parola “sinistra”, quello che colpisce è lo spettacolo di un uomo che, dall’alto del suo tre per cento (arriva al sette solo grazie al soccorso decisivo di Calenda), spiega a un partito che ha il triplo dei suoi voti come si fa a vincere. Va bene che la politica non è solo aritmetica, ma insomma, qualcosa i numeri diranno pure, specie se è attraverso i numeri, e le somme di numeri, che si arriva a governare.
Se non per modestia (virtù che a Renzi deve sembrare un vizio), almeno per ragionevole rispetto delle circostanze, nonché delle persone coinvolte, Renzi non ha alcun titolo per dare lezioni e indicazioni al centrosinistra, non solo lombardo. Dissipatore di milioni di voti, e di una larga fiducia sventatamente concessagli da altrettanti milioni di italiani, con quale autorevolezza può “spiegare come si fa”? Va bene l’autostima, ma una spocchia così strutturata, non è un po’ troppo?
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