domenica 11 dicembre 2022

L'Amaca

 

Che prezzo hanno le buone cause
DI MICHELE SERRA
Se le accuse contro la piccola lobby filo-Qatar al Parlamento Europeo saranno confermate, sarebbe doppiamente grave. Perché è grave la corruzione in sé, specie se si cede alla tentazione nella veste di rappresentanti degli elettori: è il tradimento di un mandato e dunque un tradimento della democrazia.
E poi perché, nello specifico, la corruzione dimostrerebbe che ha ragione chi sostiene che il solo vincolo tra Paesi arabi e Paesi occidentali sia l’interesse economico. I quattrini.
Il business a tutti i livelli, quello alto e quello basso, gli affari miliardari, per esempio sugli armamenti, e i traffici miserabili, per esempio le vacanze pagate.
Ho letto il discorso che la deputata socialista greca Kaili (attualmente detenuta in Belgio) ha fatto nel merito dei Mondiali in Qatar. In buona parte lo condivido: dice, in sostanza, che non è con la spocchia che si esercita la difesa dei diritti. La democrazia non si esporta con la guerra, ma nemmeno con il moralismo presuntuoso. I Paesi arabi sono giovani — a differenza degli europei — e dinamici, con loro ci si deve confrontare, le lezioncine servono a poco, la coerenza nei comportamenti è tutto.
Ecco, scoprire che questi ottimi propositi possono essere stati alimentati dalle banconote, non dall’impegno politico, è desolante. Le buone cause richiedono la trasparenza di chi le sostiene. Il pezzetto di sinistra europea coinvolta, con familiari al seguito, in questa vicenda, dovrà rispondere non solamente ai giudici, anche agli elettori. E a se stessa.

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