Chissà perché ma a festeggiare questo Natale mi sembra di essere nel salone delle feste del Titanic, con le luci abbacinati, la musica, i sorrisi di rito e non, la gaudente consapevolezza di essere un privilegiato, mentre fuori da questa enclave bimbi, madri, padri al freddo, al buio, vivono nel terrore questa festa già troppo commercializzata, deturpata, insonorizzata dal ciacolare di chi, come me, crede di non essere invischiato nel baccanale bellico, agevolando e maldestramente delegando ad altri le sorti di questo pianeta, soffocato da interessi, da politiche dannose, inumane, agghiaccianti, dedite allo sfruttamento, al riarmo, al sopruso. Quel Bambino che molti, ma non troppi, credono essere il Figlio di Dio, s’interrogherà anch’egli su questa gestione di un’umanità scellerata, rancorosa, invidiosa, assetata di affossare l’altro. Mi vergogno di credere che tutto sia bello, soffice, pacioso, non potendo condividere le sofferenze della maggioranza degli abitanti questa palla blu spersa nel nero abissale dell’universo. Intanto il maestro ha cambiato musica, qui nel salone delle feste del Titanic!
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