Viva i ladri vaccinati
di Marco Travaglio
Lo dicevo io che, alla fine della fiera, l’unica delinquente resterà la cantante Madame, che va cacciata immantinente dal Concertone di Capodanno a Roma e pure dal Festival di Sanremo per omessa puntura. Lo dice quel buontempone dell’assessore laziale D’Amato, condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 275 mila euro sgraffignati alla Regione e dunque candidato di Pd, Azione e Iv a presidente della Regione. E lo dice la capogruppo di Azione in Comune, Flavia De Gregorio: siccome i calendiani sono garantisti, per la presunzione di innocenza e per la candidabilità dei condannati fino alla Cassazione, per l’indagata Madame “è più opportuno rinviare la sua presenza al concertone di Capodanno” (testuale: tanto per lorsignori è Capodanno tutto l’anno). Intanto, per coerenza, Azione si dà un gran daffare per anticipare le destre nell’impresa di spazzare via la Spazzacorrotti e riesumare la prescrizione che inceneriva 200mila processi l’anno. Siccome la legge Bonafede blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, la Cartabia lanciò il salvagente dell’“improcedibilità” ai colpevoli che non potevano più farla franca in appello e in Cassazione allungando i tempi dei processi: ora, se riescono a far durare il secondo grado due anni e il terzo un anno, vivranno tutti felici, contenti e improcedibili.
Ma resta da garantire l’impunità durante le indagini, l’udienza preliminare e il giudizio di primo grado: a quello provvede il calendiano Enrico Costa, già forzista e autore di splendide leggi ad Nanum, che infila nella fogna del dl Rave un ordine del giorno per impegnare il governo “al ripristino della prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio”. Il pregiato scampolo di prosa, firmato da tutti i parlamentari di Azione&Iv, osa financo rammentare che “l’allungamento dei tempi processuali collide con gli obiettivi del Pnrr che ne impongono una significativa riduzione, e contrasta con i princìpi costituzionali”. Se non fosse gente senza vergogna (sennò non si chiamerebbe Calenda o Renzi o non starebbe con loro), si potrebbe ricordarle che il primo a promettere di abolire la prescrizione era stato il rignanese quando era premier e il pariolino era suo ministro al Mise; e che i tempi processuali si allungano proprio perché l’imputato mira alla prescrizione o all’improcedibilità. Basta levargli entrambe le aspettative e nessun imputato sicuro di arrivare a sentenza definitiva avrebbe interesse a pagarsi l’avvocato più a lungo del normale. Ma sono cose che questi impuniti sanno benissimo, solo che non possono ammetterlo e preferiscono mentire. Il loro unico obiettivo di finti oppositori è lo stesso del governo Meloni: risparmiare la galera ai ladri di Stato. Purché siano vaccinati, si capisce.
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