Per gli apparecchiati come me prendere una comanda natalizia ha la stessa valenza di quella dell'incaricato al controllo dell'accensione del robottino da svariati miliardi da inviare su Marte: 400 gr di fesa di vitello! Convinto come sono che nel pascolante vitello siano già tatuati i numeri identificativi le nobili parti che l'allegata legenda tradurrà ai gozzoviglianti per antonomasia, convinti a volte, a seconda della bontà del rosso accompagnatore, che i filetti nascano sugli alberi, mi sono avviato nel supermercato canonico devastato dalla razzia dei molteplici raptoveglioni, una specie che ad ogni vigilia s'attiva per accaparrarsi cibarie sufficienti a sfamare un battaglione militare caucasico, onnivori incapaci di frenare la libido scaturente dalla contemplazione di un maxi frigo pregno di ogni ben di dio, incapace di ospitare neppure una sottiletta! Uscito con la stessa espressione facciale di Dustin in “Kramer contro Kramer”, posseduto dall’ovvio, mi sono diretto verso un macellaio, un rinomato macellaio con tanto di spara biglietti all’ingresso, segno della latitanza di vegani in queste lande; una volta arrivato il mio turno gli ho pietosamente richiesto la fesa di vitello e la sua glaciale e quasi infastidita risposta “non ne abbiamo più e non ci arriva neppure domani” mi ha aperto un baratro urticante, in primis per l’ignoranza zootecnica latente che mi porta a non mappare tale pezzo, e secondariamente perché conoscendo l’emittente di comande “tanto un pezzo vale l’altro” è bestemmia altisonante.
Stamani in albis sono ritornato dal macellaio e, arrivato il mio turno, l’ho implorato di farmi passare un sereno Natale, prima cantandogli un brano della novena in lingua originale, e poi chiedendogli un pezzo di carne simile alla fesa. “Ma certo! Le do un x$$£££$&&& di vitello! Che dice?”
Chiedere un parere in merito ad uno come me, metodicamente attivato come un orsetto a pile ad acquistare le solite cibarie posizionate nei soliti scaffali, come Mr Melvin Udall insegna (se non sapete chi sia Mr Udall vi meritate i cinepanettoni) esperto culinariamente solo di epiche sedute con i piedi sotto la toa, è come attendere un giudizio del maestro Muti su Achille Lauro! Ho guardato il pezzo pronto ad essere tagliato fingendomi esperto mentre si palesava nel negozio la concretizzazione del pensiero del macellaio “ma guarda questo imbecille quanto ci mette a decidersi che devo preparare ancora cime e fegatini per tutta la clientela impaziente!”
Ottenuto l’assenso mi ha tagliato due fette di x$$£££$&&& di vitello (non ho osato richiedergli il nome del pezzo) ed uscito, dopo i canonici auguri, mi sono ripromesso di studiare a breve la struttura dei bovini, tanto buoni una volta cucinati quanto complicati nell’identificar di loro, al contrario dei polli di cui sono esperto fino e sopraffino, individuando in un batter d’occhio le loro parti nobili, le cosce… che sono due o quattro?
Jingle Bells!
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