martedì 1 novembre 2022

Pensiero travagliato

 

Demeritocrazia
di Marco Travaglio
Ai tempi dei governi B. non si poteva sbagliare, perché era tutto sbagliato: un criminale non poteva produrre che leggi criminali. Infatti, nel 2011, tirando le somme, si faticava a rammentare una sola cosa decente di quella terribile stagione (e ce la si cavava sempre con la patente a punti). Col governo Meloni è tutto più difficile, perché ci obbliga a distinguere: è un governo di destra, gran parte della classe dirigente è la stessa di B., i conflitti d’interessi abbondano, le contraddizioni pure, qualche criminale sopravvive, ma il movente non sono più solo gli affari e i malaffari di uno solo e della sua cricca. C’è anche dell’altro. Il decreto sull’ergastolo ostativo per evitare l’uscita di boss stragisti irriducibili è un buon punto di partenza, anche se può essere migliorato (vedi le proposte M5S di De Raho e Scarpinato). Il rinvio del Salvaladri&Svuotacarceri Cartabia è sacrosanto, tantopiù se servirà a cancellarne le norme più assurde: tipo quella che rende i sequestri di persona, i furti, le lesioni e altri reati non più punibili senza la querela della vittima, assolvendo ipso facto i colpevoli e i sospettati già presi. Anche le norme sul Covid sono ragionevoli: per i sanitari in ospedali e Rsa resta l’obbligo di mascherina (che blocca il contagio), ma non di vaccino (che non lo blocca). Invece il reato di rave party (facilmente estensibile ad altri raduni) e le pene fino a 6 anni sono ridicoli e demagogici, come se questa fosse un’emergenza nazionale.
Mediocre e contraddittoria, come quella dei 24 ministri, è la lista dei 40 viceministri e sottosegretari. Cassando il forzista Mangialavori, mai inquisito ma citato più volte in indagini di ’ndrangheta, Meloni stabilisce un principio importante, per noi scontato da sempre: per governare non basta non essere indagati. Certe condotte sono incompatibili con la Costituzione (“disciplina e onore”) anche se non penalmente rilevanti. Ma allora che ci fanno Sisto, Barachini e Valentini, tre yesmen di B., alla Giustizia, all’Editoria e al Mise (e alle tv), cioè nei ministeri degli affari suoi? Uno, Sisto, era addirittura il suo avvocato. Ancora. Augusta Montaruli (FdI) è stata condannata in appello a 1 anno e 7 mesi per peculato: che disciplina e che onore può garantire chi profitta della carica per rubare soldi pubblici? Che c’entra con la Cultura la leghista Borgonzoni, che si vantò di non leggere libri da tre anni e situò la sua Emilia-Romagna fra l’Umbria e il Trentino? E che segnale è per le mafie il ritorno del leghista Durigon, che lasciò il governo Draghi per aver proposto di reintitolare il parco pubblico Falcone e Borsellino di Latina ad Arnaldo Mussolini, fratello corrotto del duce? Se Meloni voleva spiegarci meglio la sua idea di “merito”, ci è riuscita in pieno.

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