Ed ecco che, all'improvviso, squassando consuetudine e rito, il Boss esce con un nuovo album, già ascoltato nel far del giorno, ove, dopo aver necessariamente ricevuto il beneplacito degli dei dell'Olimpo Rock, ripropone brani di un tempo, cover per la precisione, incastonati nei meandri del Pop, avviluppati alle grandi energie del Soul e del Rhythm & Blues, rendendo le nostre coclee esterrefatte, quasi dubbiose, timorose del divenire, perché sentirlo nel nuovo "Only the strong survive" avviluppato ai fiati, ai violini, al coro, alla musica, come si dice, "di una volta", t'agevola di primo acchito a rimirare il cielo in attesa dell'Armageddon, visto che in cervice s'insinua il dubbio "come può la fucina del Rock , l'Elzeviro dell'Arroccata Ritmica, colui che suole sfiancare le nostre coronarie con tonitruanti effluvi musicali elargiti grazie ai buoni uffici che detiene da tempo immemore con l'Arte, distribuirci cotanta novità scelta egregiamente in un contesto che mai gli appartenne?"
Trattandosi del Boss e della sua grandezza, ogni "distrazione" ha un suo perché, un riferimento a ciò che diede e darà alla buona causa: aveva voglia semplicemente di cantare, di accostare la propria voce a musica datata ma non per questo indimenticabile, quasi a comunicarci che quella d'oggi non potrà ricevere in un domani un trattamento simile, essendo essenzialmente brodaglia. E questo desiderio sfociante nella nuova fatica, mi lascia, come sempre, fanaticamente entusiasta, perché ascoltare da lui capolavori come Nightshift, Don't play that song, Do I love you, conferma la sua smania post pandemica di ritornare, di rinvigorire l'aere, di scatenare nuovamente l'inferno, nell'anno che verrà, e che mi vedrà in quel del Circo Massimo fedele discepolo.
Per ora quindi rimodelliamo, riallineiamo i nostri sensori con questo meraviglioso "Only the strong survive", in attesa del ritorno all'ortodossia del Live a lui consono e connaturato, in piena sinergia e compattezza con l'emanazione di sé stesso, la E-Street Band.
God Save The Boss!
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