giovedì 10 novembre 2022

Daniela in Letizia...

 

Lady Moratti: orgoglio di padroni, gatto e volpe
DI DANIELA RANIERI
Se lo dicono i media padronali, campioni di lungimiranza politica e con l’orecchio tarato sui palpiti del popolo, l’operazione Moratti ha davvero qualche ragion d’essere e non è affatto, come appare ai nostri occhi accecati dal furore ideologico, una bieca operazione di bassa politica ordita dal Gatto e la Volpe del Terzo ovvero Sesto Polo per annientare quel che resta del Pd, con la genuflessione alla media e grande ancorché becera borghesia ereditiera e proprietaria tra Milano, Cortina e Courmayeur.
La teoria è questa: il Pd sta scivolando verso l’esiziale “alleanza estremista col M5S” (Corriere), perciò mentre confeziona bottiglie Molotov è sordo al richiamo ghiottissimo di Renzi e Calenda di appoggiare insieme Letizia Maria Brichetto Arnaboldi in Moratti alle Regionali in Lombardia, la quale Moratti, in un momento di encomiabile resipiscenza, ha abbandonato Fontana cioè il centrodestra “con motivazioni forti” (Rep), ciò che la rende ipso facto una papabile leader di centrosinistra. La caratura del personaggio è tale che se non fosse per “i soliti pregiudizi della sinistra” (Rep) la ereditiera vedova di un petroliere avrebbe tutti i titoli per essere una da cui il Pd potrebbe ripartire (è anche donna: praticamente l’anti-Meloni). Zanda, ex senatore Pd, invoca il “realismo politico” di appoggiarla per “mettere in sicurezza l’istituzione Lombardia” e “riavviare una dialettica politica” nazionale, nientemeno, quando basterebbe dire che fanno politica solo coi sondaggi. Ovviamente per credere a questa barzelletta bisogna anche credere che ella si sia dimessa da vicepresidente e assessora alla Sanità perché in disaccordo con Fontana sul reintegro dei medici no-vax – come se fino a oggi fosse vissuta all’oscuro delle strategie anti-Covid del suo presidente, uno che lasciava scoppiare focolai negli ospedali e reclamava autonomia mentre incolpava il governo di non aver istituito zone rosse com’era di sua competenza – e non che abbia cinicamente abbandonato la nave che affonda, certa della scialuppa offerta dai due guastatori del Terzo ovvero Sesto Polo. Non è chiaro cosa ci guadagnerebbe il cittadino lombardo a votare Moratti invece che Fontana, tanto varrebbe votare lui; ma, spiegano i giornali padronali, è proprio questo il punto: sarebbe una “sfida” se per una volta il Pd appoggiasse chi ha più chance di battere la destra, cioè la destra. In base a questo ragionamento, il Pd avrebbe dovuto appoggiare Meloni alle Politiche, così avrebbe vinto e starebbe al governo con Salvini e Berlusconi, come peraltro anche prima del 25 settembre.
Il Pd vince se si auto-elide. Repubblica spinge per questa “sinistra fluida” che dia “una sveglia al Pd”, e intervista notai, registi e direttori di teatro, insomma il popolo, tutti desiderosi di votare Letizia, filantropa e amante degli africani (purché restino in Africa). Mancano solo le madamine Sì-Tav.
Letta ha un’agnizione o un sussulto di dignità: “Non c’è un motivo per sostenerla”; perciò, pare, bussa alla porta di Pisapia, che sconfisse Moratti divenendo sindaco di Milano, per la gioia degli stessi che oggi acclamano lei (chissà come si barcamenerà Repubblica, che da allora periodicamente gonfia la bolla-Pisapia come leader e “federatore” tra il Pd e Renzi, cioè tra la sinistra e la destra, e oggi endorsa la Rosa Luxemburg delle Assicurazioni auspicando l’avvento del “partito civico di Letizia”. Forse sosterrebbe Moratti, perché Pisapia è l’avvocato di De Benedetti, mica di Elkann).
E sì che motivi per sostenerla il Pd ne avrebbe. Moratti è, come Calenda del resto, “competente” per assenza di prove, per diritto acquisito, per usucapione. Soldatessa di Berlusconi, lottizzatrice Rai pro-Mediaset, privatizzatrice selvaggia, condannata dalla Corte dei Conti per consulenze d’oro, fautrice della scuola delle tre “i” che doveva preparare i discenti al mondo del lavoro (ispirazione di quell’impiastro noto come “Buona Scuola” di Renzi). Perfetta per essere imbarcata da Azione-Iv al pari di altri residuati del berlusconismo come Gelmini e Carfagna, incarna la meritocrazia immeritata dei manager che ultimamente va di moda pure tra i postfascisti. Come dimenticare il merito dimostrato quando, era il 2004, voleva togliere la Teoria dell’evoluzione di Darwin dal programma delle elementari, facendo insorgere il mondo scientifico; o quando da assessora voleva dare più vaccini alle Regioni col Pil più alto, alla faccia del welfare. Questo genere di situazioni perfidamente ambigue fa gongolare Renzi, che pone il Pd davanti alla scelta se perdere o diventare più amorale e più compromesso, per annientarlo e creare una grande destra che sconfiggerà Conte, l’unico davvero inviso a tutto l’establishment. Appoggerebbero pure Eva Braun, se facesse professione di fede nell’atlantismo ed esecrasse il Reddito di cittadinanza, e non sarebbe affatto un favore alla destra, non scherziamo, ma alla “sinistra fluida”.

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