Guai a urtare la squisita sensibilità di Piantedosi
DI DANIELA RANIERI
Nell’intervista al Corriere per illustrare il decreto sui rave (rave però mai nominati nel decreto stesso), il ministro dell’Interno Piantedosi inanella una sequela di ambiguità, omissioni e adulterazioni che meritano un’analisi particolareggiata.
“L’obiettivo di queste norme approvate dal Consiglio dei ministri è allinearci alla legislazione degli altri Paesi europei anche ai fini di dissuadere l’organizzazione di tali eventi”. Il ministro dà ad intendere che in Europa i rave siano vietati e chi vi partecipa rischi il carcere. Non è così. I rave si fanno ovunque. Sono soggetti ad alcune autorizzazioni solo nel Regno Unito (Criminal Justice Act) e in Francia (legge Mariani). In Germania sono eventi abituali che sarebbe assurdo vietare.
“Ricordo che a Modena si ballava in un capannone pericolante e si rischiava una strage”. Piantedosi dà ad intendere che ci fosse un vuoto normativo che il decreto legge (dotato del carattere di urgenza) va a colmare. Non è così, tant’è vero che il raduno di Modena è stato sgomberato secondo le leggi vigenti (Testo unico leggi pubblica sicurezza e codice penale).
“Trovo offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti (come scuole, fabbriche etc. ndr) in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento”. Se è per questo, non fa riferimento nemmeno ai rave, il che estende la discrezionalità del governo. Spiace che il ministro si offenda, ma oggetto del decreto sono tutti i raduni sopra le 50 persone “pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Il governo decide se una fabbrica occupata è pericolosa? Una piazza? Un centro sociale? Qualunque raduno politico può essere sgomberato e i partecipanti prendere 6 anni di carcere. “Questo governo ha ottenuto un forte mandato elettorale dai cittadini su temi precisi. So cosa devo fare”. Qui emerge la posa del governante di destra a cui i cittadini devono affidarsi senza fiatare. Il dissenso è superato dai voti. Non disturbate il manovratore. L’ha detto pure la presidente Meloni: non disturbare chi vuole fare. “Qui non si parla di politica”, era scritto sulle pareti delle Case del Fascio. A proposito, il raduno di Predappio secondo il ministro non merita sanzioni perché è “una manifestazione, una pagliacciata” che “si svolge da anni, senza incidenti e sotto il controllo delle Forze di polizia”. Notevole il buffetto ai fascistoni col braccio teso. Anche i rave esistono da anni; qualcuno li reputa una pagliacciata; si svolgono per lo più senza incidenti, e la polizia può intervenire. Dunque, cosa differenzia Predappio dai rave? Che a Predappio a differenza dei rave si compie platealmente un reato (apologia di fascismo, vietata dalla legge Scelba: “un gruppo di persone non inferiore a cinque” “rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”), quindi può svolgersi senza problemi.
“Il mio modello di gestione della sicurezza è: fermezza e dialogo”, dice con solenne vanità. “Come prefetto di Roma, ho gestito il tema degli sgomberi… ottenendo senza tensioni risultati importanti: restituzione degli immobili occupati da anni ai legittimi proprietari”. Da prefetto di Roma, non ha fatto sgomberare il palazzo pubblico occupato da CasaPound dal 2003, una ventina di appartamenti con dentro persone vicine al movimento di estrema destra. Con CasaPound avrà privilegiato il dialogo, riservando la fermezza ai ragazzi che ballano. Sulle botte agli studenti della Sapienza: “C’era da impedire l’assalto a un convegno regolarmente autorizzato”. Dunque i ragazzi, disarmati, volevano assaltare il convegno e non manifestare dissenso? “Le forze di polizia sono intervenute per evitare il contatto rischioso tra gli organizzatori del convegno e i manifestanti”: si è preferito favorire il contatto fisico tra polizia e manifestanti: evidentemente i manganelli erano di gommapiuma. “La professionalità e la sensibilità di chi opera sul campo e deve prendere decisioni in pochi istanti va sempre rispettata”: davvero? Anche a Genova nel 2001? “Pur di fronte alle spiacevoli immagini del contatto fisico tra poliziotti e manifestanti, non abbiamo avuto nessun ferito tra i manifestanti”: spiace per i delicati occhi dei nostri elettori, ma finché non spacchiamo la testa agli studenti tacete e rispettate la sensibilità della polizia. “Io continuerò a garantire che nelle università, nelle piazze, nei confronti pubblici ognuno possa liberamente manifestare il proprio pensiero in piena sicurezza”. Questo diritto non ci è garantito dal ministro, bontà sua, ma dall’art. 17 della Costituzione, che regola la libertà di riunione senza il permesso del Questore. Certo, se quel pensiero non gli dovesse piacere può sempre far arrestare i partecipanti in base al decreto che ha appena varato.
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