venerdì 7 ottobre 2022

Marco e i pidini

 

Meglio muti
di Marco Travaglio
Alla Direzione del Pd, la miglior alternativa al Valium scoperta sinora, un delegato connesso da remoto (il capodelegazione al Parlamento europeo Brando Bonifei) ha parlato per oltre due minuti senz’audio e nessuno in platea s’è accorto che non si sentiva niente. Escludendo un’epidemia di sordità sull’intero uditorio, un’esercitazione di lettura labiale e un provino per il prossimo film di Mel Brooks, la cosa ha tre sole spiegazioni possibili. 1) I delegati presenti stavano ascoltando musica con le cuffiette. 2) L’inutilità media del dibattito era tale che si è preferito non ascoltare nulla che ascoltare il nulla. 3) La relazione di Enrico Letta ha reso di gran lunga preferibili gli interventi muti a quelli sonori. Il segretario ha detto, restando serio, che il Pd sbagliò a entrare in governi di unità nazionale, tipo Monti e Draghi, e non lo farà mai più. Non male per un leader (si fa per dire) che ha trascorso l’anno e mezzo della sua segreteria non solo a magnificare Draghi, il suo governo di unità nazionale e financo la sua fantomatica Agenda; ma addirittura a scomunicare chiunque osasse criticarlo o avanzare proposte o peggio non votargli la fiducia, fino a decidere scientemente di perdere le elezioni e consegnare l’Italia alla destra pur di non allearsi col premier dell’unico governo progressista degli ultimi 25 anni, preferendogli quello di unità nazionale con Lega e FI. Se quel “mai più” l’avesse detto non a funerali avvenuti, ma prima del voto, quando lo diceva Conte, ora Meloni non sarebbe sull’uscio di Palazzo Chigi. Ma nessuno s’è alzato per chiedergli i danni, anche perché la geniale non-alleanza coi 5Stelle l’aveva approvata la precedente Direzione all’unanimità. Notevoli anche gli applausi scroscianti al “mai più governi di unità nazionale” dai ministri che siedono da 18 mesi nel governo di unità nazionale. Cose che possono accadere soltanto in un Paese che ha abolito la logica e il senso del ridicolo.
A questo proposito, i giornali informano, con un misto di sorpresa e compiacimento, che Meloni chiede “ministri competenti”, “credibili” e “di alto livello”: evidentemente si aspettavano che dichiarasse di volerli incompetenti, di basso livello e pure cialtroni. Avrebbe anche invocato “figure all’altezza” o di “statura”, il che esclude almeno B. (sempreché non si riferisca alla statura morale). Poi avrebbe precisato che “sul governo io ci metto la faccia”, come se un premier potesse nascondersi per cinque anni mettendoci, che so, il gomito, o la clavicola, o la rotula, o l’alluce. La qual cosa, per il Corriere, non è un’ovvietà, ma addirittura “il piano Meloni”, meritevole dell’apertura di prima pagina. Un “piano” così innovativo da prevedere addirittura “figure di alto profilo”: già al vaglio le foto segnaletiche.

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