lunedì 19 settembre 2022

Tronfio travagliato


La fortuna del gambero
di Marco Travaglio
C’è in giro un poveretto che otto anni fa prese il 40,8% alle Europee e ora veleggia sul 2. Giurò di non andare al governo senza passare per le elezioni e poi lo fece, dopo aver garantito “Letta stai sereno”. Con altri giureconsulti del suo calibro (Boschi e Verdini) scrisse una schiforma costituzionale e una elettorale che, se fossero passate, oggi regalerebbero alla Meloni qualcosa in più dei pieni poteri. Minacciò di lasciare la politica se avesse perso il referendum, poi perse il referendum proprio perchè aveva minacciato di lasciare la politica (per gl’italiani la minaccia era una speranza), ma restò in politica, con annessi stipendio e immunità, per abbattere i governi più popolari del suo (tutti) e fare marchette a bin Salman e al suo “nuovo Rinascimento” al sangue. Chiedeva le dimissioni dei ministri di Letta coinvolti in scandali, indagati o meno, poi fu indagato per lo scandalo Open e chiese l’incriminazione dei pm. Infangò i pm e i carabinieri che indagavano su Consip accusandoli di complotti inesistenti contro il suo babbo, Lotti&C., ora rinviati a giudizio. Si vanta di aver combattuto il climate change, infatti vuole nucleare, trivelle, inceneritori, rigassificatori e fa campagna elettorale su un jet privato da 4,8 tonnellate di CO2 a viaggio. Invoca inchieste parlamentari sui rapporti fra Conte e Mosca, ma il suo governo autorizzò vendite di armamenti alla Russia in barba all’embargo Ue e lui ha seduto nel Cda di Delimobil, il gruppo di car sharing fondato in Lussemburgo dall’italiano Vincenzo Trani in società con una banca di Stato russa, fino all’invasione in Ucraina.

Nel 2018 impedì il governo 5Stelle-Pd, nel 2019 lo propiziò e nel 2021 lo abbatté. Si vanta di aver fermato Salvini nel 2019, ma l’ha riportato al governo nel ‘21. Ripete “mai col M5S”, ma ci governa da tre anni. S’è scambiato insulti e scomuniche con Calenda e ora è in lista con lui. Guadagna milioni, ma vuole levare 500 euro al mese ai poveri, con raccolte di firme per abrogare il reddito di cittadinanza, peraltro mai viste. L’altroieri assicurava che “Draghi accetterebbe un bis” e Draghi, a stretto giro, lo sbugiardava. Intanto saltavano fuori i suoi tour in jet da Premio Attila. Così, mentre la famiglia di Giggino ‘a Purpetta (imputato per camorra) aderiva al suo Centro, ha accusato Conte di “voto di scambio” e “clientelismo” con il Reddito di cittadinanza; e, quando quello l’ha sfidato a ripeterlo al Sud senza scorta, l’ha tacciato di “linguaggio mafioso” piagnucolando perchè per colpa sua “ho decine di minacce di morte su Instagram”; ma su Instagram non ne risulta nessuna e su Twitter una. Vergogniamoci per lui (anche perchè, come diceva Indro Montanelli, “ha la fortuna del gambero: non potrebbe arrossire neppure se volesse”). 


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