mercoledì 28 settembre 2022

L'Amaca

 

Ora i Paragone sono due
DI MICHELE SERRA
Parliamo tutti del Pd, che con il suo 19 per cento rinnova i fasti dell’ultimo Renzi.
E rischiamo di perderci alcuni altri capitoli forse meno solenni, ma molto significativi. Il Salvini, peresempio, dopo avere dilapidato più della metà dei voti leghisti potrebbe essere defenestrato dai suoi, specie quelli presentabili o considerati tali, oggi disposti a negare di averlo sostenuto e forse anche di averlo conosciuto. Tornerà alla sua caratura di partenza, che è quella di un Paragone ante-litteram. Fossi in lui, anzi, denuncerei Paragone per plagio.
Poi c’è Calenda, che tra i giovani dei bar del centro pare abbia spopolato, ma nelle valli e nelle paludi è una specie sconosciuta. Anche i La Malfa e i Malagodi, suoi illustri antenati, prendevano parecchi voti nei centri storici e quasi zero altrove, ma sapevano fare i conti con la storia e la geografia e dunque, forti del loro gruzzolo del 3-4 per cento a testa (come Renzi e Calenda) si rassegnavano al ruolo di alleati della Dc, recitando la parte, gratificante, di grilli parlanti inascoltati, prodighi di avvertimenti per gli esiti catastrofici che avrebbe avuto l’assistenzialismo democristiano (avevano ragione, tra l’altro).
Calenda, con gli stessi voti, parla da leader mancato, anzi da redentore incompreso, uno così non cerca alleati ma apostoli. Ha una magnificenza e un piglio invidiabili, ma trascorrerà questa legislatura in solitudine, tuonando dai banchi dell’opposizione contro la dissipazione populista mentre l’astuto Renzi sarà in Arabia a far passare la nottata, anzi le mille e una nottata.
Ci sono sconfitti che hanno parlato da sconfitti e sconfitti che parlano da vincitori. La politica qui c’entra relativamente, è l’attitudine umana a dettare il copione.

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