sabato 24 settembre 2022

L'Amaca e la Mummia

 

Il mito di una minoranza
DI MICHELE SERRA
Dunque. Putin avrebbe dovuto occupare militarmente Kiev, sostituire il governo votato dagli ucraini con un governo «di persone per bene» e poi tornare a Mosca: e tutto questo casino non sarebbe successo. Non lo ha detto un reduce della Legione Straniera, non lo ha detto un pope pazzo, non lo ha detto un cabarettista, non lo ha detto un grossista di polonio. Lo ha detto un signore che è stato per quattro volte il nostro presidente del Consiglio, per lunghi anni oggetto di ammirazione e devozione per milioni di italiani, pochi mesi fa veniva accreditato come possibile candidato al Quirinale, e ancora oggi è parte minoritaria ma rilevante della coalizione che, secondo i sondaggi, andrà al governo.
Siccome sono quarant’anni che scriviamo (del tutto inutilmente, e in pochi) che questo signore sta alla democrazia come Landru sta al femminismo, e Wanna Marchi sta alla scienza, ci sentiamo autorizzati a dire che tutto è già successo. È già successo molti anni fa, irrimediabilmente, e dunque niente di nuovo può davvero farci spavento: perché niente sarà mai peggiore di lui.
Siamo un Paese vecchio, che ha già scelto, da tempo, che Paese essere.
Possiamo riporre un barlume di fiducia solo in chi ha meno di vent’anni, anzi meno di dieci, meglio se non è ancora nato, e finalmente potrà farsi un’idea del mondo per noi inedita, ovvero non scempiata dalla constatazione, umiliante, che siamo stati contemporanei di quel signore, e soprattutto siamo stati contemporanei di chi lo ha votato. A futura memoria, chiediamo solo di essere ricordati come la sprovveduta minoranza che per un attimo credette davvero nel mito della democrazia.

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