giovedì 11 agosto 2022

Eccolo

 

En travesti
di Marco Travaglio
Morto un Carlo, se ne fa un altro. Baioletta rimpiazza Calenda con quello che gli scrive i testi: Cottarelli, il simpatico uomo-trolley che nel 2018 fu incaricato da Mattarella di formare il governo degli sconfitti alle elezioni dopo aver mandato provvisoriamente a casa il premier Conte, indicato dai vincitori. Cottarelli andò un po’ in giro per Roma, poi si accorse che nessuno dei 945 parlamentari era disposto a votargli la fiducia. E risalì mesto al Quirinale per comunicare la ferale notizia: niente da fare, gli amici avevano proprio perso le elezioni. Ora che il Pd ha deciso di perdere anche queste, gli pare naturale tornare sul luogo del delitto, anzi del relitto, candidando Cottarelli. L’annuncio di Letta&Bonino coincide con quello degli alleati cocomerari Bonelli e Fratoianni sulle candidature di Aboubakar Soumahoro e IlariaCucchi: l’uno è il sindacalista dei braccianti, l’altra l’attivista che si batte per la verità e la giustizia sull’omicidio del fratello Stefano. Due candidati di estrema sinistra (nel 2013 Ilaria correva con Ingroia) che nulla hanno a che fare con Carlo Manidiforbice, alfiere della destra tecno-finanziaria, economista di Fondo Monetario e Bankitalia, collezionista di Agende Lacrime & Sangue (Bce, Monti e Draghi), nemico dello Stato sociale ma pensionato d’oro a 59 anni, grande fan di austerity, legge Fornero, Jobs Act, federalismo fiscale e sanità privatizzata alla lombarda, convinto che l’Italia abbia troppi insegnanti e debba aumentare i biglietti dei bus e metro (lo ricorda Acerbo di Rifondazione). Se si aggiungono le candidature offerte dal Pd a due capi di Confindustria in Campania, “ma anche” alle ex sindacaliste Camusso e Furlan, tornano le figurine Panini che già ispirarono le liste veltroniane: Calearo (destra confindustriale), “ma anche” Boccuzzi (operaio superstite nel rogo Thyssen), “ma anche” la Binetti (ultrà cattolica). Un partito più che mai en travesti, che combatte la destra “populista” con un programma di destra liberista, si consegna al cocco di Confindustria e poi, fallita l’operazione, si spaccia per sinistra con qualche foglia di fico, come se i progressisti avessero l’anello al naso.
All’estremo opposto ci sono i 5Stelle che, per un eccesso di coerenza (Conte), di arroganza (Grillo) e di rigidità (Di Battista), si privano di un candidato che porterebbe molti voti e nessun danno: che problema creerebbe un deputato inviso al Garante e ad altri big, e molto più critico di Conte su Nato e Pd? Se qualcuno obiettasse qualcosa, potrebbero sempre dire del Rosatellum ciò che oggi ne dice il Pd: “Legge sbagliata”, “pessima”, “incomprensibile”, “la peggiore di sempre”. E con un pizzico di credibilità in più, visto che nel 2017 il Pd ne fu l’autore e il M5S la vittima.

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