martedì 5 luglio 2022

L'Amaca


L’elicottero veneto
DI MICHELE SERRA
Il cataclisma della Marmolada parla al mondo, e difatti il mondo intero ne parla. Al lutto per le tante vittime si aggiunge quello per l’agonia dei ghiacciai e per il clima sfigurato dalla tracimante azione umana. In questo quadro riescono a strappare un breve sorriso le parole del presidente del Veneto Zaia. Assicura che una cosa simile «non era mai accaduta in Veneto», che delle sei vittime accertate in quel momento «tre sono venete», che sono in azione «squadre venete» e per la precisione «35 unità venete» e addirittura «un nostro elicottero» (veneto).
La visione localista — ci permetta Zaia — è quasi sempre la meno significativa e la meno interessante: ma in questo momento storico, nel quale è l’umanità stessa che sembra a repentaglio, compresi i veneti, la dimensione localista suona inevitabilmente ridicola. Se un meteorite distruggesse la terra cadendo su Rovigo, Zaia si soffermerebbe sulle ripercussioni della scomparsa del genere umano in Veneto, nonostante il prodigarsi dell’elicottero veneto?
A fronte dei mutamenti climatici, il localismo è irrilevante, controproducente e perfino irritante.

A meno che, regione per regione, non si voglia riflettere sulla spensieratezza con la quale si sono accumulati quattrini trattando qualsiasi allarme ambientale come lo sfizio di quattro intellettuali rompiballe. Ecco, in quel caso il Veneto, in sintonia con la Pianura Padana per intero, potrebbe dare un contributo interessante sul tema: come abbiamo potuto ridurci a questo punto, che cosa possiamo fare per uscirne vivi, perfino i non veneti. 

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