I mercanti nel tempio
DI MICHELE SERRA
I virologi hanno preso esempio dai meteorologi, annota sconsolato il professor Burioni. E così abbiamo la prima variante del Covid che può fregiarsi di un nome epico-mitologico (Centaurus) così come le ondate di calore si chiamano Caronte, Nerone, Lucifero, per esaltarne la potenza nefasta e le terrifiche intenzioni.
“Narrazione più creativa — commenta Burioni — da parte di chi ha necessità di creare il panico e turbare la tranquillità della gente”. Mi permetto di dissentire da quest’ultima affermazione. A confezionare quelle che dovrebbero essere notizie scientifiche con un linguaggio da serie noir per adolescenti, non è l’intenzione di creare il panico. È il rastrellamento disperato, forsennato, con qualunque mezzo, dei clic che servono a monetizzare la notizia. Se i titoli delle edizioni on line dei quotidiani evolvono, implacabilmente, verso i modelli linguistici del giornalismo pulp del passato (tipo: sgozza la moglie davanti al babbo morente e poi va a ballare il twist con l’amante), è perché quel modello (a ben vedere ridicolo) ha sbaragliato ogni residua illusione che informare voglia dire informare, dunque non attirare l’attenzione a qualunque costo, e con qualunque mezzo, ma fornire una materia prima decente a chi vuole saperne di più e orientarsi. In questo quadro anche l’informazione scientifica (quella medico-sanitaria come quella meteorologica) purtroppo tende ad adeguarsi. È un business ingordo e secondo me disperato, perché avvelena i pozzi rendendo, alla lunga, poco credibile e poco appetibile la merce venduta. Ma funziona così. Per dirla secca, bisognerebbe cacciare i mercanti dal tempio: a patto di credere che ancora esistano templi, e valga la pena battersi per la loro salvezza.
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