martedì 26 luglio 2022

Allarmi son fascisti!

 

Questo articolo di Repubblica è a firma Paolo Berizzi, il quale ha ricevuto minacce via social dai gruppi neri che pullulano in rete. Solidarietà piena al giornalista, con la speranza che l'antifascismo italiano si metta in moto al più presto per contrastare il pericolo imminente del ritorno dei fascisti al governo.

Voti e saluti romani quel filo mai reciso tra CasaPound e FdI
Ancora nel 2019 Ignazio La Russa partecipava alla kermesse delle “tartarughe nere”. Le frequentazioni di Meloni con Jonghi
DI PAOLO BERIZZI
MILANO — Eccoli, Giorgia Meloni e il “Barone nero” Roberto Jonghi Lavarini. «Grazie Roberto!» sorride la leader FdI, la mano sul braccio del neofascista milanese sostenitore della “razza tedesca” e del partito sudafricano pro-apartheid; già condannato a due anni per apologia del fascismo aggravata dall’odio razziale, bannato persino dal social russo VK e già citato su Stormfront, il forum neonazi chiuso in Italia. Lavarini è l’uomo al centro - insieme a Carlo Fidanza, sono entrambi indagati dell’inchiesta della Procura di Milano sulla “lobby nera” che ha sostenuto i “patrioti” alle ultime elezioni amministrative. Ma torniamo all’incontro. Pasticceria San Gregorio, Milano. Il pasticcere offre una busta con dei dolci a Meloni: «Da parte di Roberto». Lei ringrazia. “Giorgia” e “Roberto” chiacchierano, sorridono: c’è appena stato il brindisi coi camerati. È una delle tante istantanee nelle quali, tra 2017 e 2018, la donna che si candida per Palazzo Chigi compare a fianco del noto esponente dell’estrema destra lombarda. Anche a eventi pubblici. Cresciuto all’ombra di Ignazio La Russa, Jonghi, nel 2018, è candidato alla Camera da FdI. Candidato perché, da anni, è uomo di raccordo tra la destra in doppiopetto e gli ambienti neri di Milano. Candidato nonostante, o forse proprioin virtù, del curriculum. Mussoliniano, paladino del saluto romano, tra le dichiarazioni si possono ricordare: «Mussolini è stato troppo morbido coi suoi oppositori»; «l’Olocausto? Tutto va riscritto e contestualizzato»; «l’olio di ricino è salutare»; «c’è una lobby ebraica»; «se mia figlia sposasse un ebreo interverrei… Lei sarebbe contento se sua figlia sposasse un negro, un drogato o un ebreo?». Parole del 2014, seguirà condanna. Ma nel 2017, quando gira con Meloni, il “Barone nero” non ha abbassato i toni. Fa il saluto romano al campo X del cimitero Maggiore dove sono sepolti i caduti della Rsi; sostiene che le leggi razziali «sono state applicate all’acqua di rose». Frasi che, in teoria, dovrebbero confliggere con quel che Giorgia Meloni afferma a ottobre 2021, è appena scoppiata l’inchiesta “lobby nera”: «In FdI non c’è spazio per atteggiamenti ambigui sull’antisemitismo e sul razzismo, e per il paranazismo da operetta». Già. Però la parola “fascismo”, la presidente dei Conservatori e riformisti europei, non la pronuncia. Né lo ha mai condannato, Meloni, il fascismo. Ad ogni modo: il neonazifascista e razzista Jonghi perchè non le sta alla larga? Perché nel 2021 raccoglie voti, insieme a Fidanza, per Chiara Valcepina, candidata al consiglio comunale diMilano?
Le ambiguità del partito della fiamma. I gesti e le dichiarazioni nostalgiche di dirigenti, ammini-stratori, deputati. Le interlocuzioni con partiti e movimenti di estrema destra. Una storia che, al netto delle smentite della leader, continua. Prendi le sponde con CasaPound. Sabato 7 settembre 2019, festa nazionale (“Direzione rivoluzione”) delle tartarughe nere a Verona. Tra gli ospiti FdI mandati alla kermesse neofascista la star è il vicepresidente del Senato, Ignazio Benito Maria La Russa. Eccolo accanto a Simone Di Stefano, Luca Marsella e all’assessora regionale Elena Donazzan, quella che canta “Faccetta nera” in radio. «Bisogna unire il fronte sovranista » dice La Russa. Su Casa-Pound è tenerissimo: «Un movimento che è stato emarginato dai Soloni di questa Repubblica». Emarginato? Le cronache giudiziarie dicono altro. CPI è sotto inchiesta per tentata ricostituzione del partito fascista e violenze. In una sua sede a Maccarese, l’anno scorso, la polizia ha sequestrato altarini dedicati ai nazisti Priebke e Himmler. Idoli? Ad applaudire La Russa a Verona c’è Andrea Bonazza, ex consigliere comunale a Bolzano, anche lui relatore. Uno che si presentava in aula indossando una felpa con la scritta “Charlemagne”, la divisione francese delle SS naziste. Esponenti FdI sono sempre stati accolti calorosamente dai “fascisti del terzo millennio”. All’edizione 2021 di “Direzione rivoluzione” c’era l’eurodeputato Vincenzo Sofo.
Ma il colpaccio è stato il La Russa veronese. Dall’intervento del cofondatore: «Questo mondo deve parlarsi di più perché l’obiettivo è comune e si identifica in quello slogan “prima gli italiani”, che è stato lanciato da Giorgio Almirante ». Lo slogan, dunque. Alla vigilia del congresso nazionale del 2017 a Trieste, quando le chiedono di quel “Prima gli italiani”, all’epoca spot di CasaPound, Meloni taglia corto: «Qui se ci mettiamo a fare la guerra a chi si copia non ne usciamo più». Sarà. Ma il problema, per FdI, è un altro: le ombre nere. Repubblica le ha raccontate domenica. I big del partito, a partire dai fondatori Meloni, La Russa e Crosetto, si sono irritati.
Ieri, ospite di Metropolis, format online del Gruppo Gedi, il deputato FdI Giovanni Donzelli ha dichiarato: «Non abbiamo niente a che fare con il fascismo. Prendiamo le distanze da chiunque pensi di riportare il fascismo in Italia». Lo ha detto dopo avere negato l’evidenza anche plastica di alcuni degli episodi raccontati, sul tema, da questo giornale.

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