sabato 18 giugno 2022

L'Amaca

 

Il prezzo della cretineria
DI MICHELE SERRA
Se ho ben capito: tre anni fa venne lanciata “per scherzo” una criptovaluta di nome Dogecoin. Una specie di parodia delle criptovalute. E già qui, almeno per quanto mi riguarda, fatico a mettere bene a fuoco la faccenda: se le criptovalute sono già, a modo loro, imitazioni delle valute vere, come si fa a fare la parodia di una parodia? Come si confeziona il falso di un falso?
Comunque: il famoso Elon Musk, con diversi tweet, sostenne le virtù di questo Dogecoin, insomma partecipò allo scherzo. Ma diversi investitori puntarono sul Dogecoin i loro quattrini (veri), prendendo alla lettera ciò che per altre persone era solo un gioco. Nell’era dei social, del resto, la morte del contesto è ormai un fatto compiuto: tutto finisce in un unico mostruoso brodo nel quale per riuscire a distinguere il vero dal falso, il serio dal burlesco, è necessario avere un minimo di destrezza intellettuale, cosa di cui non tutti dispongono, a volte per colpa loro, a volte perché penalizzati da una vita difficile. L’intenzione satirica è stata la prima vittima di questa strage del comprendonio. Se scrivo che Putin vuole diventare imperatore di Giove, ci sarà sempre qualcuno che mi scriverà, inviperito, che non esistono prove di astronavi russe in partenza per Giove, e dunque sono un calunniatore.
In ogni modo: un tizio ha chiesto a Musk 258 miliardi di risarcimento per danni, perché si è rovinato con il Dogecoin. Due domande: come ha calcolato, l’avvocato del tizio, la bella sommetta di 258 miliardi? Perché non arrotondarla a 260? Seconda domanda: il risarcimento dei cretini è una delle voci future del bilancio umano? La cretineria diventerà mutuabile, dunque a carico della collettività?
Non basterebbero milioni di miliardi.

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