Quando l’Europa sarà europea
DI MICHELE SERRA
Si dice che solo gli ebrei possano raccontare a cuor leggero barzellette sugli ebrei senza essere accusati di antisemitismo. Allo stesso modo, leggendo su questo giornale l’intervista all’economista americano Jeffrey Sachs, ho pensato che solo gli americani possano criticare la politica estera americana senza essere accusati di antiamericanismo.
“Le priorità degli Stati Uniti non sono le priorità dell’Europa… bisogna fare in modo che i russi si ritirino dall’Ucraina ma anche che l’Ucraina accetti di non entrare nella Nato… è l’unico compromesso possibile, i politici americani non sono disposti ad accettarlo, sono i politici europei che dovrebbero fare questa proposta… Non sono a favore della politica estera degli Stati Uniti che vede i rapporti con il resto del mondo sotto forma di alleanze, l’alleanza Occidentale e tutti gli altri. L’idea che la Nato possa espandersi a Oriente è una pessima idea”.
È solo un breve sunto. Non so se in America qualcuno accusi Sachs di essere prezzolato dal Cremlino. Ma so che da noi parole identiche costerebbero l’immediata iscrizione coatta in una delle tristi liste di proscrizione comparse negli ultimi mesi: amici di Putin, anche se lo detestano.
La sovrapposizione polemica tra antiamericanismo e antieuropeismo è la forzatura ideologica, ricorrente e mai motivata, che ha reso così sgradevole e inutile buona parte della discussione sulla guerra.
Esiste un campo democratico (per fortuna non solo in Europa e Nord America) ma esistono una storia e una geografia che suggeriscono agli europei una loro autonomia politica e militare. Chissà quando lo si potrà dire serenamente.
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