giovedì 2 giugno 2022

Ignà

 

I salari ovvero Ignà, magna tranquillo…
di Marco Palombi
La spirale, si sa, serve a evitare moltiplicazioni indesiderate. È forse in questo senso contraccettivo che sentiamo parlare di “spirale prezzi-salari”. Ignazio Visco, che è uomo morigerato e non si permetterebbe mai di evocare il sesso neanche per scherzo, ha parlato invece della necessità di evitare “una vana rincorsa fra prezzi e salari”. Ad alcuni è parso un invito assurdo nell’unico Paese Ocse in cui gli stipendi reali sono calati nel trentennio 1990-2020, ma si sa come sono questi accoppiamenti poco giudiziosi: rincorri oggi, rincorri domani e finisci all’ospedale. Dunque il governatore dell’ufficio studi noto come Banca d’Italia ha fatto benissimo a mostrare i suoi timori nelle “Considerazioni finali” di martedì, durante le quali – tra le altre cose – ha prescritto al Paese di tornare subito al surplus primario di bilancio (e d’altronde una bella recessione evita il moltiplicarsi dei prezzi assai meglio della spirale). Noi – pur pronti all’austerità penitenziale con cristiana rassegnazione – vogliamo però rassicurare bonariamente Visco almeno sui salari: magna tranquillo, Ignà. Sì, per carità, qualcuno che chiede aumenti c’è, la gente d’altra parte non è mai contenta e tende a dimenticare il quadro generale quando fatica a fare la spesa e pagare le bollette, ma tanto ad aprile – ci dice Istat – diminuiscono sia gli occupati che i disoccupati a favore di quegli spensierati degli inattivi. Di più: il poco che si muove nel mercato del lavoro è “a termine” – oltre metà della nuova occupazione in un anno e 3,166 milioni di precari in totale, record! – mentre scendono i contratti stabili. Insomma a oggi la “vana rincorsa” è quella a garantirsi uno stipendio più che a vederlo salire. D’altra parte però, a livello culturale capiamo l’allarme del governatore: troppo rivendicazionismo, poca etica del sacrificio. Lui non si permetterebbe mai, ma noi non abbiamo remore nell’indicare il suo esempio all’egoismo che dilaga a fronte della “drammatica cesura nella storia recente” rappresentata dalla guerra in Ucraina: voi che pensate solo agli aumenti e vi domandate cosa il Paese debba fare per voi e non il contrario, vedete per caso Visco lamentarsi per come l’inflazione colpisce il suo stipendio da quasi 500 mila euro l’anno?

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