L’amaca
Fingeranno di non conoscerlo
DI MICHELE SERRA
Crivellati dall’indifferenza, i cinque referendum detti “sulla giustizia” vanno a morire nel gigantesco macero nel quale giacciono decine di altri sfortunati progenitori: domande che non hanno ricevuto risposta.
Prima che l’oblio abbia il sopravvento, vale la pena sottolineare per un’ultima volta (poi, per fortuna, potremo passare ad altri argomenti) la genesi davvero stravagante di quest’ultima cinquina. La paternità era dei radicali e della Lega. Per i primi i referendum, non importa di quale natura e calibro, sono una specie di tradizione da onorare, come per Al Bano andare a Sanremo. Nessuno osa infierire e tutti aspettano con simpatia e curiosità la prossima edizione di referendum dei radicali e la prossima partecipazione di Al Bano a Sanremo.
È il duetto con la Lega, a sbalordire. Perché mai il più forcaiolo dei partiti mondiali, la cui politica carceraria è “butta via le chiavi” (tranne nei casi in cui il detenuto abbia accoppato un ladro sparandogli dalla finestra: in questo caso va eletto a Strasburgo), e il cui leader sta alle garanzie e ai diritti quanto Putin sta al pacifismo, si sia fatto promotore di un pacchetto di referendum sedicenti garantisti, è davvero incomprensibile. Non è il suo ramo, diciamo così. Se c’è un elettorato non disponibile per battaglie liberali, o sedicenti tali, è quello leghista.
L’unica pista percorribile, sempre che qualcuno abbia voglia di perdere il suo tempo, è la pulsione suicida del Salvini, che dal Papeete in poi cammina costantemente sull’orlo dell’abisso. Il suo partito, che fin qui lo ha seguito come un’ombra, tra un po’ fingerà di non conoscerlo: si chiama istinto di sopravvivenza.
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