Mentre siamo assorti ed impegnati a vedere esseri umani che si scannano per motivi folli, questa rappresentazione fotografica ci riporta alla nostra inutile ed insignificante piccolezza: l’Universo visibile, ovvero quella porzione di spazio che le nostre miserrime cervici riescono a concepire; inizialmente, dal Big Bang avvenuto 13 miliardi di anni fa, si pensava che se arrivasse una luce di quei tempi avremmo potuto capire la grandezza dell’infinito; ma non è così perché l’universo si sta espandendo a velocità folle ed ora si stima che la porzione dello spazio che riusciamo a intravedere sia di 93 miliardi di anni luce! 93 miliardi di anni alla velocità della luce, 300mila km al secondo. Una dimensione non concepibile, non comprensibile e pur sempre una porzione dell'infinità stellare. Potessimo tutti comprendere la quasi ridicola piccolezza di noi tutti, i nostri 70/80 anni di esistenza paragonati ai 93 miliardi di anni luce di una porzione di ciò che ci ospita! Quanti grilli per la testa scomparirebbero, quante idiozie si dissolverebbero, ad iniziare dalle guerre per predominare sull’altro o per un pezzo di crosta di questo pianeta, un micro granellino blu disperso nell’immensità infinita di uno spazio regolato da meccanismi sofisticati, immani, precisi, indefettibili, ingranaggi confluenti in uno spettacolare identikit della Bellezza creatrice, capace di formare dalla polvere delle stelle organismi pensanti quali siamo noi, al netto dell’idiozia che c’attanaglia.
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