sabato 28 maggio 2022

L'Amaca

 

Fermare il mare con un pettine
DI MICHELE SERRA
Galleggianti sul mare di folla, spesso i calciatori festeggiano alla maniera della folla, insultando l’avversario.
Volendo, ci si può rallegrare della raggiunta simbiosi tra eroi e popolo, però a una condizione: non smettere mai di sperare che i modi dell’esultanza popolare, di qui all’anno Seimila, o Settemila, migliorino nella forma e nella sostanza.
In attesa del passo in avanti (comunemente detto: progresso, o civilizzazione, fair playin termini sportivi) fa tenerezza la pretesa della Procura calcistica di sanzionare il tesserato che sbraita come un boss della curva, come se davvero regolamenti e codici etici potessero ricondurre nel recinto buoi scappati ormai da troppo tempo (è una metafora, non si offendano calciatori, popolo e buoi). Il calciatore pagherà la multa — spiccioli per lui — e tornerà serenamente al suo rosario di vaffa. Allo stesso identico modo, spiccano per la loro inutilità gli sforzi di varie autorità, piccole e grandi, per ristabilire il valore della Forma, dal dress code nelle scuole ai patetici codici etici nei social. È come voler fermare il mare con un pettine. I vecchi argini, quelli pessimi così come quelli buoni, sono travolti, e in attesa che se ne formino dei nuovi, possibilmente più intelligenti e gentili dell’arcigno moralismo del passato, bisogna galleggiare anche noi, come i calciatori, sull’onda inarrestabile degli umori in libertà. Non è un’impresa facile. Bisogna da un lato convivere, almeno in parte, con l’atmosfera della bolgia. Dall’altro, continuare a pensare, con fermezza, e perfino con empatia, che meriteremmo tutti di meglio: calciatori, folla e buoi.

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