L’amaca
La guerra rende stupidi
di Michele Serra
La guerra rende stupidi, e non è il minore dei suoi delitti. L’idea di indagare su alcuni ospiti filorussi, o non abbastanza antirussi, o addirittura russi, per stabilire se partecipino ai talk show in quanto giornalisti o in quanto agenti di Mosca, sembra una parodia del maccartismo (che già era una parodia della “sicurezza nazionale”).
È così goffa e controproducente da far sorgere il sospetto che siano agenti di Putin quelli che l’hanno proposta, con il fine di mettere in cattiva luce la povera Europa. Il cui grande punto di forza, e di merito, sarebbe la tolleranza, che è il contrario della fobia (segno di debolezza): si sopporta la parola nemica e la si contraddice a viso aperto, piuttosto che sopprimerla per l’incapacità di affrontarla. È sempre l’inetto che invoca la censura, non il capace.
Letta e Renzi richiamino alla calma e all’intelligenza i loro impulsivi luogotenenti incaricati della sorveglianza della Rai. Spieghino loro che siamo tutti o quasi sulla stessa barca, si cerca di fermare Putin, di proteggere gli ucraini, di evitare che la guerra degeneri, di consolidare l’Europa. È un fronte ampio che rischia di diventare meno ampio se al suo interno gli energumeni prendono il sopravvento sui ragionevoli.
Perché se vale l’idea che qualunque parola spesa al di là dell’indignazione etica e della voglia di menare le mani è “intelligenza col nemico”, allora, per fare l’esempio a noi più prossimo, si legga l’editoriale di Luca Ricolfi ieri su Repubblica , e si chieda a gran voce un’inchiesta sul medesimo: è al soldo dei russi, il Ricolfi, quando sostiene che non basta l’etica, ci vuole anche la politica, non basta la guerra, ci vuole anche la trattativa? E addirittura che gli interessi europei non sempre coincidono con quelli americani?
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