Il Piano Sòla
di Marco Travaglio
Ieri, al Costanzo Show, è andata in scena la versione moderna della fiaba di Andersen, quella del bambino che dice “Il re è nudo” e tutti quelli che non osavano dirlo esplodono in un applauso incontenibile. Sul palco del teatro Parioli, al posto del bimbo, c’era il pm Nicola Gratteri che descriveva il nulla mischiato col niente del governo Draghi in tema di lotta alle mafie e alle altre illegalità: “Tira aria di restaurazione, di ‘liberi tutti’. Draghi non pervenuto. Capisce di finanza, punto”. A quelle parole, il pubblico – molto pop e poco engagé, campione attendibile della gente comune – è esploso in una lunga e liberatoria ovazione che dovrebbe allarmare il premier e i suoi turiferari. Se quei battimani potessero parlare, direbbero: “Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dirlo! Basta con la santificazione di Draghi! Se fosse il fenomeno onnisciente e infallibile che tutti ci decantano da un anno e passa, ce ne saremmo accorti. Invece com’è che stiamo sempre peggio?”. Chi scrive si era permesso già l’estate scorsa, alla festa di LeU, di evidenziare la sua enciclopedica incompetenza in tutte le materie estranee all’alta finanza, suscitando lo sdegno delle vestali del culto supermariano. Troppo presto. Ci son volute le baggianate del Green Pass modello base o super e della divisione di lavoratori e persino studenti in buoni e cattivi, poi le tragicomiche trame per il Colle (fallite anche quelle), poi la ridicola gestione diplomatica della crisi ucraina (pace o condizionatori, euro anzi rubli, Golia anzi Davide, armi per la de-escalation, Piano Sòla italiano spernacchiato da tutti), poi i ceffoni Ue per i ritardi sul Pnrr, perché ciò che vedevamo in pochi diventasse patrimonio comune.
Il Migliore sceso fra i comuni mortali a miracol mostrare è un mediocre premier di cui si stenta a rammentare una sola impresa degna di nota, perfino sulle due missioni affidategli da Mattarella (Pnrr e pandemia). Se non avesse tutti i media dalla sua, gli applausi a Gratteri sarebbero già fischi a lui (che ieri, dopo mesi di silenzio, s’è precipitato in un moto spintaneo a parlare di mafia). Invece la narrazione dragocentrica continua a garantirgli totale franchigia: l’universo ruota intorno a Lui; i partiti che osano far valere i propri voti per attuare i propri programmi sono disturbatori della quiete pubblica perché non è Lui a esistere grazie a loro, ma loro grazie a Lui (anche se non ha mai preso un voto); e guai a contrariarlo, perché potrebbe “stufarsi”, con danni incalcolabili per l’Europa, la guerra e il pianeta (che vanno avanti a prescindere da questa o quell’elezione, vedi Francia). Ma anche questo incantesimo per gonzi ha i giorni contati. Basterà consultare la cartina per scoprire che Draghi non fa neppure capoluogo.
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