sabato 7 maggio 2022

Antonio

 

Noi, indignati alla giusta temperatura
di Antonio Padellaro
C’è il conduttore di una tv putiniana che ci sfotte sulla storia del gas e ci paragona a quel marito deciso a divorziare, ma che chiede all’odiata consorte di fermarsi altri sei mesi perché se no chi sta in cucina e gli lava i calzini? Quel tizio, per carità, sarà sicuramente un servo agli ordini del macellaio criminale, ma il paragone non fa una grinza. Visto e considerato che: 1) “L’embargo sul petrolio greggio entrerà in vigore soltanto tra sei mesi e quello sui prodotti raffinati alla fine dell’anno” (Paolo Gentiloni Commissario Ue all’Economia). 2) “Solo nella metà del 2024 potremo essere virtualmente indipendenti dall’import di gas russo” (Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica). 3) Che perfino l’accordo tra i Paesi importatori sul tetto al prezzo del gas, chiesto da Mario Draghi, non appare dietro l’angolo. Ecco allora che i valorosi belligeranti, senza se e senza ma (vigorosi pensatori che infatti si menano in diretta tv) dovrebbero spiegarci se tra i “nostri valori” per la difesa dei quali siamo scesi in guerra a fianco degli ucraini c’è anche la più clamorosa, straordinaria, vergognosa ipocrisia che la storia ricordi. Poiché continuare a versare montagne di euro, o di rubli, per finanziare il brutale aggressore è una tragica barzelletta che non a caso fa scompisciare dal ridere i nostri carissimi nemici, da Mosca a Vladivostok.
Dice Ursula von der Leyen che Putin “deve pagare un prezzo per questa aggressione”. Sacrosanto, anche se, al momento, tocca a noi strapagare Putin. Dopo l’edilizia acrobatica salutiamo dunque l’avvento dei governi acrobatici, a cui si unisce il giornalismo acrobatico con tuffo carpiato. Quello che rifiuta di condividere uno studio televisivo con i cosiddetti “pifferai di Putin” ma che non batte ciglio al pensiero che i missili cattivi che seminano morte e distruzione in Ucraina li finanziamo noi buoni (perché non scrivere sulle bombe “dono dell’Ue”?). Noi dalla parte giusta del fronte e che tuttavia necessitiamo di una cospicua fornitura energetica per garantirci l’adeguata frescura estiva e il confortevole calduccio invernale. Oltre, naturalmente, al piccolo particolare che senza il gas del nemico la nostra economia finirebbe asfissiata. La domanda dunque è: quanti gradi centigradi è disposta ad accettare la nostra indignazione?

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