Armarsi un po’
di Marco Travaglio
Succede qualcosa, ma non saprei come chiamarlo.
L’economista Tito Boeri twitta un articolo sulle spese militari scritto col collega Roberto Perotti per Repubblica, ma lo fa precedere da un bizzarro “Avviso ai lettori. Il titolo può essere fuorviante. Nell’articolo sosteniamo che non ci sono ragioni strettamente economiche per aumentare la spesa militare”. Ohibò: il titolo di Rep recita “La spesa militare non è buona o cattiva, ma necessaria”. E il sommario rincara: “Aumentarla in Italia era necessario già da tempo”. Cioè: tu scrivi che non ci sono ragioni economiche per aumentare la spesa militare e il tuo giornale titola che aumentarla è addirittura necessario. E non da ora: da mo’. Ma dove siamo: in Russia?
Alcuni svalvolati pretendono che l’Anpi sfili il 25 Aprile, festa della Liberazione (avvenuta nel 1945), con le bandiere della Nato (fondata nel 1949). E, siccome l’Anpi non capisce che minchia c’entri la Nato, sorta come alleanza militare di una parte dei Paesi che liberarono l’Europa dal nazifascismo contro l’altra parte dei Paesi che liberarono l’Europa dal nazifascismo (tipo l’Urss, con 20 milioni di morti), apriti cielo: “L’Anpi difende il compagno Putin e boccia la resistenza di Kiev” (Giornale), “rinnega Berlinguer” (Libero), è “anti Nato” (Domani), è l’acronimo di “Associazione Nazionale Putiniani d’Italia” (freddura di Gramellini, Corriere), anzi di “Associazione Non Partigiani d’Italia” (battutona di Merlo, Rep). Fortuna che nessuno le ha proposto la bandiera della Lega per l’Abolizione della Caccia, sennò l’eventuale rifiuto dell’Anpi avrebbe definitivamente dimostrato la sua complicità con quell’animale di Putin.
Due studiosi solitamente sani di mente, Roberto Esposito e Nadia Urbinati, lanciano strazianti appelli quotidiani affinchè l’intera Ue rinunci subito al gas russo, condannando alla recessione Germania e Italia, uccidendo migliaia di imprese e milioni di posti di lavoro. Intanto l’Ucraina continua imperterrita a comprare il gas e a incassare 1,4 miliardi l’anno per i diritti di transito dal regime russo che la massacra.
Roberto Saviano twitta la foto di un bambino ucraino orrendamente mutilato e commenta: “Non cercare alibi alla guerra di Putin è il dovere di chi traccia memoria di questo conflitto che si accanisce sui corpi dei civili. Rispettare questo dolore significa non farsi cassa di risonanza della propaganda di Mosca”. Purtroppo il bimbo fu sì orrendamente mutilato, ma nel 2015 in Donbass, da una granata delle milizie ucraine: andò peggio al fratellino, che rimase ucciso. Ma non bastano le vittime di giornata per dimostrare che tutte le guerre sono mostruose?
Sta succedendo qualcosa, ma non saprei come altro chiamarlo, se non manicomio.
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