sabato 16 aprile 2022

L'Amaca

 

I nemici della democrazia
di Michele Serra
Leggo che al Senato della Repubblica c’è stato tempo e c’è stato posto per un convegno in memoria di Gianadelio Maletti, capo dei servizi segreti militari (Sid) negli anni Settanta, iscritto alla loggia P2, morto latitante, e quasi centenario, in Sudafrica. Fuggito all’estero come molti degli attori, a vario titolo, degli anni del Tritolo nero e del Piombo rosso (in ordine di apparizione). Figura ricorrente nelle peggiori pagine dello stragismo fascista, a partire da Piazza Fontana, in qualità di depistatore, occultatore, nemico militante della verità nel nome, si suppone, dei “superiori interessi” di uno Stato pesantemente coinvolto nella strategia del terrore.
Provo a riassumere, per i più giovani o i più smemorati, che cosa si intende per “strategia del terrore”, scusandomi per l’estremo schematismo: destabilizzare il quadro politico con il tritolo per favorire una svolta autoritaria e impedire che la sinistra potesse avvicinarsi al governo.
Che Maletti sia stato «servitore dello Stato» e «bravo soldato», come detto nel convegno romano (in sede altamente istituzionale) è verissimo. Ma di quale Stato, e con quali intenzioni, e a quale prezzo pagato da italiani innocenti, saltati in aria nei treni e nelle piazze, non sarà mai detto abbastanza.
In questi giorni assume un rilievo di condivisa emergenza il concetto di “difesa della democrazia”, con i cingoli di Putin alle porte d’Europa. Siamo talmente d’accordo da considerare la quasi-commemorazione di Maletti, nel Senato della Repubblica italiana, un cedimento conclamato ai nemici della democrazia. Se vantiamo, come democratici, la trasparenza come virtù, Maletti, della trasparenza, fu nemico giurato.

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